IL NOSTRO CONCERTO
Le presentazioni
Buonasera a tutte e tutti, benvenute e benvenuti a questo nostro concerto.
Abbiamo introdotto la serata con questa aria di un compositore del Settecento, Jean Paul Martini, una bellissima melodia, Plaisir d’amour, che ci sembra un’ottima introduzione alla nostra serata, sia per il significato delle parole che perché la melodia ha avuto successo anche nel repertorio pop più recente. Il testo ci parla, con una punta di malinconia, del piacere dell’amore, che dura solo un momento, mentre il dolore dell’amore, secondo il poeta, durerebbe tutta la vita; si tratta di un canto di mesto risentimento per una Silvia che aveva giurato fedeltà e poi invece si è rivolta ad un altro. Questo è uno dei temi ricorrenti nei testi delle canzoni che desideriamo proporvi stasera. Ma come vi dicevo la melodia è familiare a molti di noi anche perché è stata utilizzata, nella seconda metà del Novecento, da cantautori pop come Elvis Presley e Demis Roussos.
Il nostro concerto nasce dall’incontro di Francesca e Nicola, due musicisti che hanno incrociato i loro percorsi sulla base di caratteristiche e passioni comuni: Francesca Bortoli è una cantante cross-over, come sentirete ha infatti uno stile di canto che incontra il gusto e la sensibilità pop con una impostazione classica; proprio ciò che cercavo io, musicista specializzato nel repertorio classico, strumentale e vocale, abituato a suonare Bach, Mozart, Beethoven, ma molto affascinato da un certo repertorio pop, in particolare quello degli anni Sessanta del Novecento, perché ammirato dalla bellezza poetica dei testi e dalla raffinatezza musicale (che forse ai giorni nostri abbiamo perduto), spinto quindi a questo repertorio da motivi musicali oltre che di storia intima personale. Ma lasciamo spazio alla musica!
L’amore può essere vissuto come qualcosa di fuggevole: Io t’ho amato sempre, non t’ho amato mai, canta Fabrizio De Andrè nella bellissima canzone Amore che vieni amore che vai, del 1966.
Ma ad ogni nuovo incontro speriamo di aver trovato l’amore quello vero, come canta il testo di Antonio Amurri, musicato con estrema finezza armonica da Bruno Canfora nel 1968 per la voce straordinaria di Mina: Vorrei che fosse amore.
Mi sono innamorato di te, perché non avevo niente da fare, il giorno volevo qualcuno da incontrare. la notte volevo qualcosa da sognare: pensate che questi versi stupendi di Luigi Tenco, in questa celebre canzone del 1962, furono oggetto di critiche e di tentativi di censura, da parte di moralisti che, leggendo solo le prime frasi, non ne avevano capito assolutamente la struggente forza poetica, anche in questo caso sostenuta da una melodia indimenticabile.
Quando ci pare di aver veramente trovato l’anima gemella, ecco che il nostro cuore esplode in un entusiasmo incontenibile: Io non ti conosco, io non so chi sei, so che hai cancellato con un gesto i sogni miei, sono nata ieri nei pensieri tuoi, eppure adesso siamo insieme. Insieme, uno dei capolavori della formidabile coppia Mogol-Battisti, immortalato da Mina nel 1970.
Mi sono innamorato di te, perché non avevo niente da fare, il giorno volevo qualcuno da incontrare. la notte volevo qualcosa da sognare: pensate che questi versi stupendi di Luigi Tenco, in questa celebre canzone del 1962, furono oggetto di critiche e di tentativi di censura, da parte di moralisti che, leggendo solo le prime frasi, non ne avevano capito assolutamente la struggente forza poetica, anche in questo caso sostenuta da una melodia indimenticabile.
Quando ci pare di aver veramente trovato l’anima gemella, ecco che il nostro cuore esplode in un entusiasmo incontenibile: Io non ti conosco, io non so chi sei, so che hai cancellato con un gesto i sogni miei, sono nata ieri nei pensieri tuoi, eppure adesso siamo insieme. Insieme, uno dei capolavori della formidabile coppia Mogol-Battisti, immortalato da Mina nel 1970.
Un amore così grande ed assoluto che addirittura sembra avvicinare i due amanti a Dio, al di sopra di ogni contingenza terrena: questo ci dice la canzone Amor mio, ancora di Mogol e Battisti e ancora per la voce di Mina. Ed io, musicista classico come vi ho detto, sono ammirato dalla ricercatezza della creazione musicale del grande Lucio Battisti.
Altro grande poeta, di vena spiccatamente mediterranea, Domenico Modugno: dopo aver rivoluzionato la canzone italiana con Volare nel 1958, vinse altre tre volte il Festival di Sanremo, realizzando il quarto successo con la dolcissima Dio, come ti amo nel 1966. Anche questo testo è una fioritura di immagini poetiche incastonate in una bellissima melodia, preceduta da una sorta di recitativo, proprio come avveniva nello stile classico. Ed anche in questo caso la canzone vuole esprimere la quasi inesprimibile ebbrezza di un amore assoluto.
Come avete notato, le nostre esecuzioni possono definirsi cross-over: nelle nostre trascrizioni, infatti, abbiamo un po’ rievocato lo stile della romanza ottocentesca per canto e pianoforte, pur tenendo ben presenti gli arrangiamenti che hanno reso famose queste canzoni. Perciò vi propongo ora una celebre romanza di fine Ottocento, di quel Francesco Paolo Tosti che fu forse il più famoso autore dell’epoca in questo genere: e senz’altro noterete l’affinità stilistica con le canzoni che vi stiamo proponendo, come se in qualche modo derivassero da quel genere più antico. Ecco a voi dunque Malìa, di Francesco Paolo Tosti, in una versione per solo pianoforte.
Quando sei qui con me questa stanza non ha più pareti, ma alberi: avete già riconosciuto i versi celebri del primo grande successo di Gino Paoli, Il cielo in una stanza, del 1960, che tra l’altro fu anche il primo grande successo di Mina. Una canzone che si dice fosse ispirata ad un incontro con una prostituta: quelle situazioni di degrado che possono produrre anche, imprevedibilmente, poesia, perché, come canterà De Andrè alcuni anni dopo, può accadere che dal letame nascono i fior.
L’amore ci porta a sognare, ricordare, quasi dimenticando tutto ciò che ci sta attorno, un coinvolgimento emotivo Senza fine, come canta Gino Paoli in questa altra celebre canzone, del 1961, che ci ricorda un’altra grandissima cantante, Ornella Vanoni.
Ma non sempre le cose vanno come vorremmo, o come sogniamo: ecco allora la speranza che non vuole cedere alla disillusione e preferisce scontrarsi con lo scacco, come racconta la canzone L’appuntamento, altro celebre successo della Vanoni, del 1970, in questo caso tratto da un precedente del repertorio sudamericano, con il suo caratteristico ritmo, e con un crescendo di intensità emotiva sottolineato dal salire progressivo della tonalità.
E
così, tra appuntamenti mancati, tradimenti sofferti, o lo scemare
stesso della passione, il poeta a volte giunge alla sconsolata
disillusione, come ci ricorda Fabrizio De Andrè con la bellissima
Canzone dell’amore perduto,
del
1966. Ed è interessante notare, per il nostro discorso cross-over,
che in questo caso la musica è tratta da un compositore barocco del
Settecento tedesco, Georg Philipp Telemann: una melodia
meravigliosa, che evidentemente attraversa i secoli!
Disillusione ci racconta anche Umberto Bindi, nella canzone La musica è finita, del 1967, anch’essa resa celebre dalla voce sensuale di Ornella Vanoni. Già il titolo sembra la metafora di qualcosa che non riusciamo a fermare. Ricordiamo che Bindi, come De Andrè, Paoli e Tenco, appartiene a quella cosiddetta “scuola genovese” che ha regalato tante perle meravigliose al repertorio della canzone degli anni Sessanta.
Il nostro concerto si conclude con la canzone che ne dà il titolo: ancora Umberto Bindi, in questo pezzo raffinatissimo del 1960, che rievoca la dolcezza del primo incontro, che si immagina avvenga proprio ad un concerto, e nel quale si scopre una segreta affinità, sulla quale, chissà, si potrebbe costruire qualcosa, qualcosa che proprio la musica può rafforzare con la sua forza suggestiva.