Uno dei metodi più classici per lo studio del pianoforte è quello di Ferdinand Beyer (1803-63). In Italia è molto conosciuto per le edizioni curate da Ettore Pozzoli ed in seguito da Bruno Canino. Si tratta di un metodo classico tedesco, sul quale si sono formati tantissimi pianisti di varie generazioni.
Negli ultimi anni, in particolare per i bambini, è stato un po' abbandonato a vantaggio di altre pubblicazioni, più accattivanti nella grafia musicale e nelle immagini di corredo.
Tuttavia, a me sembra che lo sviluppo della materia, come è impostato da Beyer, sia molto efficace per la progressione delle difficoltà, sia in merito all'apprendimento della lettura della musica, sia in merito alla tecnica strumentale.Ciò che conta è il modo di usare un testo: io ad esempio lo utilizzo inserendo i suoi pezzi all'interno di una metodologia didattica che privilegia la ritmica, la vocalità e la gestualità strumentale, al fine del benessere della persona nell'atto del suonare e, più in generale, del fare musica.
Nell'edizione originale tedesca alcuni pezzi sono diversi, rispetto alle edizioni italiane: si tratta di Volkslieder tedeschi, veramente molto gradevoli.
Concludo questo breve post rimandandoti ad un esempio di esecuzione, con brevi spiegazioni. Clicca il link seguente: Beyer, numeri 26, 27 e 28.
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RispondiEliminaUna persona (Paolo) ha commentato questo post su LinkedIn, scrivendo "Concordo pienamente! Anch'io lo faccio usare ai miei allievi, fin dall'inizio. "
RispondiEliminaUn'altra persona (Roberto) evidenzia l'impotanza di un altro metodo famoso, quello di Lebert-Stark.
Un bel dibattito, vi invito a proseguire!