Un'opera russa, uno dei capolavori del teatro musicale del Novecento, inaugura la stagione 2025-26 del Teatro alla Scala di Milano.
La grande opera giovanile di Dmitrij Dmitrievic Sciostakovic (1906-1975), Una Lady Macbeth nel distretto di Mcensk, ebbe la sua prima rappresentazione a Leningrado il 22 gennaio 1934.
Molte vicissitudini furono vissute dal compositore e dal suo capolavoro, in conflitto dialettico con il regime sovietico nel quale comunque egli continuò ad operare per tutta la sua vita.
Per maggiori notizie puoi leggere l'intervista che ho rilasciato per il periodico online SettimanaNews.
Il titolo richiama, ovviamente, il classico personaggio reso immortale dalla penna di Shakespeare. Ma c’è una differenza fondamentale: mentre nel poeta inglese Lady Macbeth è la rappresentazione di una cattiveria stregonesca e demoniaca, una brama per il potere fine a se stessa, l’eroina di Leskov, ripresa da Preis e dal compositore stesso (che partecipò attivamente alla stesura del libretto) è invece espressione di una volontà di riscatto dalla prigione delle convenzioni e dai soprusi perpetrati in particolare dal maschio nei confronti della donna: anche se il destino della protagonista sarà tragico e la condurrà alla sconfitta definitiva.
Katerina vive un matrimonio infelice ed è oggetto di mire equivoche anche da parte del suocero, in un contesto di generale disprezzo della donna da parte della componente maschile. Innamoratasi di un corteggiatore spregiudicato, uccide il suocero (per avvelenamento) e il marito (strangolato), tuttavia è divorata dai sensi di colpa e dai rimorsi. La conclusione è tragica: di fronte alla leggerezza sfrontata dell’amante, si uccide trascinando nella morte anche una rivale sedotta dal suo amato.
Ripensando alla censura posta dal regime sovietico al grande compositore, rimando alla lettura dell'intervista: vorrei solo aggiungere che ogni potere politico, anche quando parte da ideali buoni, tende poi inevitabilmente ad autolegittimarsi e ad assumere un atteggiamento conservatore e autoreferenziale. La censura è il classico strumento di controllo del Potere, che diffida da qualsiasi espressione di libertà, perché essa potrebbe potenzialmente scalfire l’ordine costituito. Sicuramente il comunismo è stato un fenomeno complesso del Novecento: esso infatti nasceva da un’ideale giusto, che consisteva nel desiderio di costruire una società egualitaria, dove fossero aboliti i privilegi e le discriminazione economiche tra ricchi e poveri. Tuttavia il risultato fu la costruzione di un regime autoritario, che certamente non abolì le differenze sociali, ma utilizzò metodi coercitivi di limitazione della libertà, a cominciare da quella religiosa.
Sciostakovic ebbe il merito, ed anche il tormento, di vivere pienamente queste contraddizioni, senza respingerle e senza fuggirne. La vita di questo compositore è indubbiamente un caso molto particolare nel panorama della musica sovietica: egli infatti, al contrario di altri suoi colleghi altrettanto importanti, decise di rimanere a vivere in Russia. Dovette perciò superare il rischio personale e familiare di perdere il lavoro e persino la propria incolumità; ed inoltre dovette anche cedere ad una richiesta di adattamento alle richieste del regime. Ma la sua forza creativa gli permise di non tradire se stesso neppure in questo modo: seppe adattarsi, da un lato, temperando alcune asprezze del suo linguaggio e celebrando alcune epopee del regime, pur senza tradire la sua vena artistica migliore; e contemporaneamente seppe trovare rifugio in opere più “riservate”, ad esempio nel repertorio cameristico, per continuare ad esprimere la sua ricerca espressiva più profonda.
Il progetto della Scala mi sembra molto importante: innanzitutto perché si tratta di un titolo complesso, che restituisce la massima dignità alla proposta culturale del maggiore teatro lirico italiano, uno dei maggiori al mondo. Idealmente questa scelta si collega a quella del “Boris Godunov” che aprì la stagione del 2022, il capolavoro di Musorgskij, compositore amatissimo da Sciostakovic, rappresentante, come lui e prima di lui, dell’anima russa più profonda e autentica.
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