L'orecchio affettivo e l'educazione musicale
Uno
dei grandi maestri della pedagogia musicale, il medico belga Edgar Willems
(1890-1978), ha insistito sulla educazione dell’orecchio affettivo,
che è trascurato nella didattica tradizionale della musica:
Se la sensorialità uditiva è
il punto di partenza, la base stessa della musicalità, la
sensibilità affettivo-uditiva ne è forse il centro... Si ascolta
spinti da un desiderio, da una emozione (paura, sorpresa). Un
interesse è in gioco. Questo interesse fissa l’attenzione e
diventa così un ponte utile e perfino necessario al dischiudersi
della coscienza sonora... Per mezzo della sensibilità
uditivo-affettiva entriamo nel mondo della melodia; grazie ad esso,
l’uomo può cantare la sua gioia, i suoi dolori, le sue speranze o
ancora, semplicemente, il suo amore per la bellezza dell’espressione
sonora.1
Contro
l’insegnamento astratto e teorico, basato su un’enfatizzazione
della dimensione cognitiva a scapito di quella emotiva, Willems
precisa:
Siccome il fanciullo è molto
emotivo, e il suono ha una potente azione sull’affettività, è
dunque di grande importanza che l’insegnante utilizzi la
sensibilità del fanciullo nell’educazione. Per ottenere un
risultato soddisfacente occorrerebbe evidentemente unire alla
conoscenza della musica doti native di educatore e un senso spiccato
della psicologia dell’anima infantile.
Succede spesso che l’educazione
dei sentimenti sia bandita dall’insegnamento musicale; questo
assume troppo spesso la forma nozionistica di un corso di scienze.
Questa maniera d’agire è dovuta all’ignoranza della vera natura
della musica e dei suoi rapporti con l’essere umano. Chi trascura
l’educazione della sensibilità nell’insegnamento, trova forse
che l’emozione ostacola l’apprendimento razionale, indispensabile
al conseguimento di risultati rapidi d’ordine pratico. Siamo dunque
in presenza di un fatto molto grave...2
In
realtà bisogna superare la contrapposizione tra apprendimento
intellettuale e apprendimento emotivo, conciliare le varie dimensioni
della personalità in una sintesi armoniosa e non repressiva:
Vi è dunque una difficoltà da
risolvere: sviluppare nello stesso tempo l’emotività e
l’intelligenza. Può esserci incompatibilità tra l’affettività
e l’intellettualismo, ma non ce n’è tra la sensibilità
affettiva e la vera intelligenza che è una esperienza profonda
basata sulle acquisizioni della sensorialità e dell’affettività.
La musica, forse più che
qualsiasi altro settore dell’educazione, ha bisogno dello sviluppo
dei sentimenti. Questo troverà naturalmente il suo posto nello
studio di ciò che concerne la melodia: la scala, gli intervalli
melodici, le canzoni, le piccole improvvisazioni.3
Edgar Willems |
E
ancora:
Per meglio valutare il ruolo
dell’affettività - bisogni, desideri, emozioni, sentimenti - nella
musica e nel fenomeno dell’audizione, dovremmo riferirci
all’importanza che essa ha per l’essere umano in generale.4
Il
discorso non vale solo per i bambini, ma per tutte le persone; anzi,
negli adulti la repressione dell’emotività è la causa delle
nevrosi, perciò bisogna riscoprire l’importanza dell’educazione
musicale come terapia anche nei soggetti adulti tendenzialmente sani,
ma repressi o inibiti.
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1
WILLEMS, Edgar, L’oreille musicale, Tome I, La
préparation auditive de l’enfant, 1933, 3a ed. 1970 (trad.it.
di G.Vianello, L’orecchio musicale, vol.I, La
preparazione uditiva del fanciullo, Padova, Zanibon, 1975,
p.45).
2
WILLEMS, Edgar, op.cit., p.46.
3
WILLEMS, Edgar, op.cit., p.46.
4
WILLEMS, Edgar, op.cit., p.47.
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