mercoledì 30 novembre 2011

La vocalità pianistica di Chopin

Il Notturno è una delle forme più tipiche della musica pianistica dell'Ottocento e del Romanticismo musicale. In questo genere di composizione il musicista scrive per la tastiera del pianoforte pensando idealmente all'espressività che è tipica della voce umana.

La forma romantica del notturno è nata con il compositore irlandese John Field (1782-1837), ma la parola era in uso già nel Settecento: però in quell'epoca essa indicava l'intrattenimento musicale della sera, che poteva assumere i toni galanti della serenata, oppure quelli più genericamente mondani del divertimento (l'esempio più celebre è "Eine kleine Nachtmusik", "una piccola musica notturna", di Mozart).

Nell'Ottocento, con gli esempi mirabili di Field e poi con i capolavori di Fryderyk Chopin (1810-49) il Notturno diventa espressione di una visione del mondo romantica: la notte, l'oscurità diventano il luogo metaforico dell'anelito al superamento del limite, al dilatarsi dell'animo verso le dimensioni del sogno e dell'irrazionale.

Ascoltiamo il più celebre tra i Notturni di Chopin, l'op. 9 n. 2, in Mi bemolle Maggiore. Clicca il link seguente: Chopin, Notturno op. 9 n. 2.

Consideriamo il ritmo della musica: è un tempo in 12/8, cioè una lenta pulsazione che al suo interno prevede una suddivisione ternaria. Ulteriori artifici della scrittura musicale sono orientati ad eludere e contrastare ogni idea di rigidezza ritmica o di scansione eccessivamente regolare: alcune indicazioni sollecitano la ricerca di un fraseggio emotivamente mobile e ritmicamente elastico.

La vocalità, come dicevo all'inizio, è il modello di riferimento per la costruzione della melodia: si tratta di un canto (affidato alla mano destra), sostenuto da un accompagnamento (mano sinistra), quest'ultimo tanto importante ed ampio, quanto subordinato e funzionale alla massima espansione della liricità del canto. Dunque, è proprio la stessa cosa che avviene quando una voce cantante viene accompagnata da uno strumento (ad esempio, il pianoforte stesso).

Ampi slanci verso la zona acuta determinano il lirismo di questo canto, che potremmo immaginare affidato ad un soprano lirico-leggero, cioè caratterizzato da timbro chiaro, brillantezza degli acuti e agilità vocale.

Questa agilità è resa pianisticamente da Chopin mediante abbellimenti e fioriture, che eludono la regolarità della frase e culminano nella vaporosa, iridescente cadenza conclusiva.

L'esecuzione al pianoforte richiede un tocco pianistico che sappia assecondare le infinite sfumature di suono nella mano destra, mentre la sinistra sostiene con il basso l'armonia e accompagna con accordi in ampia estensione.

Un delizioso benessere fisico avvolge l'esecutore nel suonare questo pezzo, che veramente ci fa superare i confini della materialità, evocando i nostri sospiri più profondi.

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1 commento:

  1. Un amico su Facebook ha scritto questo bel commento: "Aggiungerei la capacità di suscitare, nell'animo di chi ascolta, espressioni chiare e poetiche, creando un'aderenza straordinaria tra i moti del nostro cuore e il susseguirsi delle note. In alcuni notturni di Chopin, questo è quello che provo ascoltandoli, la sensibilità poetica raggiunge picchi talmente alti che, se durasse di più, perderebbe in potenza. Non sono un tecnico, cerco di esprimere solo ciò che sento."

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