Due autori, molto
importanti, molto significativi, universalmente popolari, Beethoven e
Verdi, hanno qualcosa in comune: entrambi
sentono molto forte il bisogno di esprimere mediante la musica un
ideale di alta moralità, di cui si fanno testimoni.
Non è sempre
così, e non è necessario che sia così: può esserci una grande
arte nella quale altri valori, non specificamente valori etici, sono
altrettanto importanti. Così come la testimonianza etica non è
sufficiente a qualificare un’opera come artistica. Ma nel caso di
Beethoven e di Verdi è molto evidente questa congiunzione tra arte
ed etica, il senso forte della testimonianza accanto alla bellezza della loro musica,
che possiamo accostare con animo devoto e umile.
Presento qui tre pezzi: il primo
di Verdi, il secondo di Beethoven, il terzo nuovamente di Verdi, e mi
piace questo incastonare il grande Tedesco in mezzo a due opere del
grande Italiano.
Il Preludio del Rigoletto
di Verdi
preannuncia il tragico tema dell’opera: la maledizione, che cade
sul personaggio per aver oltraggiato i sentimenti più intimi di un
padre. E lui stesso sarà vittima della ferita più insanabile, con
la morte della figlia, suo unico affetto, unico elemento di verità
in una vita segnata dalla maschera del buffone di corte. Il male
sembra dunque trionfare in questo dramma a fosche tinte, ed è un
male causato da un intreccio di responsabilità umane concatenate tra
loro.
Si può ascoltare la mia esecuzione al pianoforte del Preludio di Rigoletto a questo link: https://youtu.be/0MnYMiHVI00
Nel Fidelio,
l’unica opera
teatrale composta da Beethoven, trionfa invece il bene. Le malefiche
trame dell’antagonista, Don Pizarro, sono sconfitte. Sappiamo bene
il percorso di vita tragico e irrisolto dell’uomo Beethoven,
afflitto dalla sordità, dalla solitudine esistenziale e da una
sostanziale incomprensione da parte della mediocrità del mondo;
eppure egli non ha mai abbandonato la volontà, veramente kantiana,
di scorgere ed indicare una strada giusta e buona per l’umanità: è
il suo grande messaggio all’umanità, a partire appunto da questa
opera, e su su fino alla Missa
Solemnis e alla
Nona Sinfonia. Nel
Quartetto del I atto, che suonerò al pianoforte, l’amore si
presenta con il carattere ingenuo e istintivo dello stupore: Mir
ist so wunderbar, es engt das Herz mir ein. Per me è così
meraviglioso, che mi si stringe il cuore.
Si può ascoltare la mia esecuzione al pianoforte del Quartetto Mir ist so wunderbar a questo link: https://youtu.be/e8utiHCdY0c
Torniamo a Verdi con una delle
sue ultime opere, Otello,
nella quale, come nel precedente Macbeth
e nel successivo
Falstaff,
il musicista incontra la straordinaria arte poetica di Shakespeare,
anch’essa densa di contenuti morali e spirituali. Anche questa è
una situazione tragica: Desdemona è consapevole della morte che
l’attende, una morte causata, anche in questo caso, dalla
cattiveria e dalla debolezza umana, la cattiveria del delatore Iago e
la debolezza di Otello, vittima della gelosia e quindi, in ultima
analisi, di se stesso. Desdemona rievoca con la sua ancella Emilia
una storia di amore deluso e, tramite l’immagine evocativa del
salice, esprime tutta la sua sofferenza e il suo smarrimento. Ma,
dopo l’esplosione dell’acuto tragico, si accosta all’altarino e
prega la Madonna, dapprima con le parole della classica preghiera Ave
Maria, declamate
come nell’antico tono di lezione; e poi sgorgando in un canto
dell’anima, che è rivolto soprattutto al perdono dei peccatori,
tutti i peccatori, e dunque
per l’innocente, e pel debole oppresso, e pel possente, misero
anch’esso.
Ecco
dunque la grande umanità di Verdi, la richiesta di perdono, la
compassione per i sofferenti e persino per chi di questa sofferenza è
causa attiva. Una prospettiva cristiana, se volete, ma che si può
accogliere anche in senso laico: uno sguardo alto sulla debolezza
umana, che non significa assolutamente ignorare il male o
sottovalutarlo o, peggio ancora, giustificarlo.
Nessun commento:
Posta un commento