mercoledì 14 settembre 2022

Beethoven e Verdi, musica e testimonianza etica

Beethoven

Due autori, molto importanti, molto significativi, universalmente popolari, Beethoven e Verdi, hanno qualcosa in comune: entrambi sentono molto forte il bisogno di esprimere mediante la musica un ideale di alta moralità, di cui si fanno testimoni. 

Verdi

Non è sempre così, e non è necessario che sia così: può esserci una grande arte nella quale altri valori, non specificamente valori etici, sono altrettanto importanti. Così come la testimonianza etica non è sufficiente a qualificare un’opera come artistica. Ma nel caso di Beethoven e di Verdi è molto evidente questa congiunzione tra arte ed etica, il senso forte della testimonianza accanto alla bellezza della loro musica, che possiamo accostare con animo devoto e umile. 

Presento qui tre pezzi: il primo di Verdi, il secondo di Beethoven, il terzo nuovamente di Verdi, e mi piace questo incastonare il grande Tedesco in mezzo a due opere del grande Italiano. 

Preludio di Rigoletto
Il Preludio del Rigoletto di Verdi preannuncia il tragico tema dell’opera: la maledizione, che cade sul personaggio per aver oltraggiato i sentimenti più intimi di un padre. E lui stesso sarà vittima della ferita più insanabile, con la morte della figlia, suo unico affetto, unico elemento di verità in una vita segnata dalla maschera del buffone di corte. Il male sembra dunque trionfare in questo dramma a fosche tinte, ed è un male causato da un intreccio di responsabilità umane concatenate tra loro. 

Si può ascoltare la mia esecuzione al pianoforte del Preludio di Rigoletto a questo link: https://youtu.be/0MnYMiHVI00


Quartetto di Fidelio
Nel
Fidelio, l’unica opera teatrale composta da Beethoven, trionfa invece il bene. Le malefiche trame dell’antagonista, Don Pizarro, sono sconfitte. Sappiamo bene il percorso di vita tragico e irrisolto dell’uomo Beethoven, afflitto dalla sordità, dalla solitudine esistenziale e da una sostanziale incomprensione da parte della mediocrità del mondo; eppure egli non ha mai abbandonato la volontà, veramente kantiana, di scorgere ed indicare una strada giusta e buona per l’umanità: è il suo grande messaggio all’umanità, a partire appunto da questa opera, e su su fino alla Missa Solemnis e alla Nona Sinfonia. Nel Quartetto del I atto, che suonerò al pianoforte, l’amore si presenta con il carattere ingenuo e istintivo dello stupore: Mir ist so wunderbar, es engt das Herz mir ein. Per me è così meraviglioso, che mi si stringe il cuore


Fidelio Quartet
Si può ascoltare la mia esecuzione al pianoforte del Quartetto Mir ist so wunderbar a questo link: https://youtu.be/e8utiHCdY0c


Ave Maria dell'Otello
Torniamo a Verdi con una delle sue ultime opere, Otello, nella quale, come nel precedente Macbeth e nel successivo Falstaff, il musicista incontra la straordinaria arte poetica di Shakespeare, anch’essa densa di contenuti morali e spirituali. Anche questa è una situazione tragica: Desdemona è consapevole della morte che l’attende, una morte causata, anche in questo caso, dalla cattiveria e dalla debolezza umana, la cattiveria del delatore Iago e la debolezza di Otello, vittima della gelosia e quindi, in ultima analisi, di se stesso. Desdemona rievoca con la sua ancella Emilia una storia di amore deluso e, tramite l’immagine evocativa del salice, esprime tutta la sua sofferenza e il suo smarrimento. Ma, dopo l’esplosione dell’acuto tragico, si accosta all’altarino e prega la Madonna, dapprima con le parole della classica preghiera Ave Maria, declamate come nell’antico tono di lezione; e poi sgorgando in un canto dell’anima, che è rivolto soprattutto al perdono dei peccatori, tutti i peccatori, e dunque per l’innocente, e pel debole oppresso, e pel possente, misero anch’esso. 


Ecco dunque la grande umanità di Verdi, la richiesta di perdono, la compassione per i sofferenti e persino per chi di questa sofferenza è causa attiva. Una prospettiva cristiana, se volete, ma che si può accogliere anche in senso laico: uno sguardo alto sulla debolezza umana, che non significa assolutamente ignorare il male o sottovalutarlo o, peggio ancora, giustificarlo.

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