La domanda è complessa. Innanzitutto il metodo "ideale" è una scelta soggettiva, perché dipende dalle caratteristiche psicologiche della singola persona.
Per cominciare il discorso, ti consiglio alcune operazioni preliminari:
1) leggi la musica a tavolino: prova a cantare le parti, ad esempio la melodia principale, ma anche il basso ed eventualmente le parti interne; prova a seguire la musica al tempo giusto, anche aiutandoti con i movimenti della mano (analoghi a quelli del direttore d'orchestra); è dunque una lettura mentale e al tempo stesso vocale e gestuale. Si tratta di osservare tutti i parametri del suono, quelli scritti e quelli che si possono dedurre dall'analisi o da una scelta soggettiva; cercare poi di immaginarli nella propria mente; cercare infine di tradurli in movimenti del corpo funzionali ed efficaci.
2) prova a diteggiare il pezzo; se le diteggiature sono già segnate sullo spartito, prova a nasconderle e cerca la tua diteggiatura; in questo modo entri subito nel cuore dei problemi esecutivi. La diteggiatura prescritta sullo spartito (che è raramente opera dell'autore, più spesso di un revisore) può essere studiata dopo, come confronto con le tue scelte; ma il punto di partenza deve essere una attenta osservazione personale della figurazione musicale, affinché possa essere realizzata con una diteggiatura adeguata. La diteggiatura ha due scopi: trovare le posizioni più comode; trovare una applicazione efficace delle scelte di fraseggio.
3) individua i movimenti fisici adeguati al singolo movimento ritmico (da intendersi sempre fino al battere del movimento successivo): in tal modo, quando si passa al pianoforte si ha già una piena consapevolezza di ciò che si deve fare per realizzare al meglio ogni singolo passaggio.
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