Nella
didattica tradizionale del pianoforte (e della musica in generale) si
insiste molto sulla disciplina e sullo "sforzo" necessario
per conseguire un risultato. Mi sembra invece più utile sottolineare
l'importanza di un corretto
metodo di studio,
che è la base per ogni successo nella applicazione. Infatti, noi
potremmo dedicare ore e ore alla esercitazione, senza raggiungere
risultati soddisfacenti, se non fossimo sorretti da un metodo di
studio adeguato.
A
questo aspetto del metodo di studio ho
dedicato anni ed anni di riflessione e di sperimentazione,
partendo dalla didattica tradizionale e abbandonandola
progressivamente per giungere (già da oltre venti anni) a risultati
più efficienti e produttivi. Il metodo che propongo mi ha permesso
di realizzare con risultati più che soddisfacenti tutti i miei
concerti, a partire dagli anni Ottanta del secolo scorso.
Lo
studio musicale di un pezzo pianistico (piccolo o grande che sia), si
suddivide nelle tre fasi che ormai ben conosciamo: ritmica
corporea, vocalità, applicazione strumentale.
È
molto importante capire che i princìpi del metodo e le sue fasi
applicative sono uguali, sia al livello del principiante che al
livello del professionista maturo.
Prima
fase: ritmica corporea
Il
punto di avvio è una lettura gestuale del testo:
mediante la ritmica
corporea
assumiamo ogni necessaria conoscenza di tutte le informazioni
contenute nella scrittura
musicale
e quindi l'indicazione dei parametri
del suono (ritmo,
altezza, intensità, timbro, articolazioni del suono, cioè legato,
staccato.ecc.); a ciò possiamo aggiungere ogni altra nostra scelta
che vorremo assumere, in particolare riguardo il fraseggio
e dunque le accentuazioni (che spesso non sono esplicitate nel testo
musicale, ma implicate dallo stile musicale).
Risulta
chiaro dunque che, già in questa fase, non è corretto uno studio
meccanico che pretenda di prescindere dal risultato
musicale.
E non è corretto ipotizzare uno studio preliminare con uguaglianza
di suono che venga poi sostituito in una ipotetica fase successiva da
uno studio delle varianti
espressive del suono,
che viceversa sono costitutive e caratterizzanti la natura di questo
strumento e obiettivo di ogni esecuzione musicale.
La
lettura gestuale utilizza dunque le tecniche della ritmica corporea;
nel suo livello più avanzato essa si identifica con il gesto
del direttore
d'orchestra o di coro.
(segue al prossimo post!)
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