Il corso di Pedagogia Musicale che tengo presso il Conservatorio di Mantova è giunto alla dodicesima edizione: il primo incarico mi fu dato infatti nell'anno accademico 2011-12. Dapprima articolato in 15 ore, da molti anni il corso si sviluppa in un percorso di 36 ore, divise in 18 lezioni di 120 minuti oppure in 27 lezioni di 90 minuti. Dal 2017 fino al 2022 il corso, che è inserito nel piano di studi del Biennio (laurea di secondo livello) è stato utile anche per ottenere sei crediti formativi nell'ambito dei 24 crediti che il governo aveva richiesto per l'accesso ai concorsi a cattedre nella scuola secondaria. Attualmente i corsi dei 24 cfa sono sospesi, in attesa di un nuovo decreto ministeriale.
Le mie ricerche, i miei studi, la mia passione hanno prodotto nel 2019 un volume pubblicato dall'editore Rugginenti di Milano, Elementi di Didattica e Pedagogia Musicale, che ha ottenuto una favorevole accoglienza da parte di colleghi e studenti.
La cosa interessante, che gli esperti conoscono bene, è che ognuno dei miei dodici corsi è stato un'esperienza nuova e diversa, anche dal mio punto di vista di docente, benché i contenuti siano stati, almeno in gran parte, gli stessi. La novità di ogni corso consiste, ovviamente, nella differente composizione del gruppo classe. Oltre all'aspetto numerico (i corsi sono stati frequentati in certi anni da 6-8 studenti, in altri casi da 30 e più studenti) c'è la natura peculiare di ogni persona e di ogni interazione tra le persone coinvolte.
Ci sono stati poi gli anni particolari in cui, per necessità sanitarie, si è dovuto ricorrere all'insegnamento a distanza: una procedura senza dubbio più agevole per un corso teorico (alquanto problematica, invece per le lezioni di pratica strumentale), ma che tuttavia ha ugualmente prodotto delle importanti modificazioni nella comunicazione e nello scambio interpersonale. Posso affermare con soddisfazione che l'esperienza è stata, anche in questo caso, positiva. Ho evitato di produrre un materiale predisposto, come ad esempio lezioni preregistrate o dispense, salvo un momento iniziale di particolare disorientamento nel 2020: il cuore della lezione di Pedagogia sta infatti nella interazione tra i partecipanti, che si perde completamente nella predisposizione di materiale inviato ai singoli. Nelle lezioni del 2021 ho mantenuto il metodo di lezione partecipata ed anche l'attività in piccoli gruppi, organizzati mediante le "stanze" che i programmi di videolezione consentono. Nelle lezioni del 2022 ho adottato una soluzione mista (in presenza e online, a scelta libera), ed anch'essa ha prodotto una possibilità di sviluppo efficace, seppur provvisoria.Ogni corso inizia con l'autopresentazione dei partecipanti, che rispondono a tre domande: quale strumento studi? Hai esperienze di insegnamento? Che aspettative hai riguardo questo corso? Ovviamente anche il docente è tenuto a rispondere.
- cosa intendiamo noi per virtù? La discussione ci porterà a chiarire il concetto greco di aretè e quello latino di virtus;
- che senso ha la competizione, in ambito pedagogico? L'agoghè;
- cosa significa giustizia? La dike;
- cosa intendiamo per educazione? La paideia;
- che valore ha lo studio delle arti nella educazione generale di una persona? La musa;
- che rapporto può esserci tra specializzazione e sapere diffuso? La polimàtheia;
- che rapporto può esserci tra il bello e il buono? La kalokagathìa;
- perché faccio tante domande?
- il maestro sa già tutto?
- allora, se non sa tutto, perché andiamo dal maestro?
- cosa si intende per metodo maieutico?
Le ultime domande mi conducono ad una bella lettura che riassume il pensiero di Socrate, dal Teeteto di Platone.
E ancora: cosa si intende per autorevolezza? E per autoritarismo? Che differenza c'è tra ammonire e punire?
A questo punto posso leggere qualche passo da Quintiliano.
La ricchezza delle risposte produce situazioni sempre nuove, a volte inaspettate, che arricchiscono la comprensione per tutti ed anche le competenze dello stesso docente.
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