sabato 24 marzo 2012

La scuola, la musica e la gioia


Émile Jaques-Dalcroze (1865-1950).
L'educazione della sensibilità e della personalità, mediante il ritmo, deve precedere quella dell'orecchio, perché il ritmo è un elemento primordiale della musica.
Tale educazione avrà dato al bambino la possibilità di prendere coscienza di sé. Educato a conoscere il meccanismo di questo suo corpo meravigliosamente costruito, il bambino sentirà nascere e crescere il desiderio di usare pienamente le forze in suo possesso. 
Si svilupperà anche l'immaginazione, poiché la sua mente, libera da ogni tensione e da ogni resistenza nervosa, potrà abbandonarsi alla fantasia.
Egli proverà una gioia profonda, di ordine superiore, perché non si basa su circostanze particolari o esteriori. Ciò che la contraddistingue dal piacere è che essa diventa uno stato permamente dell'individuo. Non dipende né dal tempo né dagli avvenimenti che si verificano intorno a noi; essa è un elemento integrante del nostro organismo.
Tale gioia non si manifesta con scoppi di risa, come l'allegria; può rimanere celata dentro di noi, fiorendo nell'intimità del nostro "io", laddove vibrano tutte le forze attive dell'individuo, forze che non devono essere sprecate, ma orientate, senza soffocarle. 
La gioia nasce nel bambino nel momento in cui le sue facoltà vengono liberate dalle inibizioni.
Questa conoscenza di sé è il risultato di una educazione: è compito degli insegnanti tenaci accendere una piccola fiamma di gioia, che all'inizio brillerà timidamente e irregolarmente, poi illuminerà e alimenterà una sorgente di luce e calore che continuerà ad ingrandirsi diventando sempre più luminosa, calda e benefica.
(1915)

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mercoledì 7 marzo 2012

Carl Ph. Em. Bach: comunicare al cuore, parlare all'immaginazione

Per esperienza si sa che troppo spesso chi ascolta grandi tecnici e virtuosi, pur dotati, può non recepire alcuna sensazione: essi suscitano stupore ma non emozioni, generando anzi un senso di noia. Chi è in grado di comunicare al cuore, parlando all'immaginazione, ha ben altre doti di un semplice virtuoso che si limita a suonare le note giuste: d'altronde, unità melodica e legato non avrebbero più alcun significato se egli sbagliasse anche gli accordi.

(Citazioni da Versuch über die wahre Art das Clavier zu spielen, Prima parte, Berlin 1753)


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