mercoledì 12 agosto 2020

Diabelli, Quattro Rondini op. 140 per chitarra e pianoforte

Diabelli chitarra e pianoforte
Nella attività di un pianista collaboratore non è frequente la possibilità di eseguire repertorio per chitarra e pianoforte. Forse si pensa che i due strumenti, l'uno a corde pizzicate, l'altro a corde percosse, non siano facilmente compatibili fra loro. Eppure esiste una produzione abbastanza consistente, soprattutto nella prima metà dell'Ottocento e, riscoprendola, ci si accorge che proprio la comune natura cordofona assicura ai due strumenti la possibilità di duettare in maniera molto efficace e piacevole.

Anton Diabelli op. 140
"Piacevole" (angenehm) è, non a caso, uno degli aggettivi dati da Anton Diabelli (1781-1858) ai suoi Quattro Rondini per chitarra e pianoforte (4 Leichte und angenehme Rondino), pubblicati dalla sua casa editrice in data non precisata, ma che può essere più o meno tra il 1825 e il 1830, considerando il catalogo complessivo e i numeri progressivi del catalogo del compositore viennese.

Con la chitarrista Greta Cordioli abbiamo realizzato quattro video "a distanza" (per consolarci e consolare gli ascoltatori in questo tempo difficile di lockdown), che si possono vedere ed ascoltare ai seguenti indirizzi:

Rondino n.1 

Rondino n.2 

Rondino n.3 

Rondino n.4 

La fama di Diabelli è legata soprattutto al celebre Tema in Do Maggiore, che diede spunto al sommo Beethoven per le sue straordinarie Variazioni per pianoforte, nelle quali proprio la semplicità quasi banale dello spunto di partenza permette al compositore l'esplorazione delle più ardite ricerche sperimentali ed inventive. Certamente, Diabelli nel suo tempo rappresenta un autore "leggero", "disimpegnato", che della piacevolezza e del godibile intrattenimento fa la cifra della propria creatività, all'opposto dunque rispetto al grande suo contemporaneo, tormentato, innovatore e profetico anticipatore di ben altre conquiste del linguaggio musicale. Una poetica, quella di Diabelli, che è stata definita "Biedermeier", intendendo con ciò una sorta di semplicità piccolo-borghese, scevra da implicazioni profonde. Tuttavia le opere di Diabelli, sempre di ottima fattura formale, risultano ancora oggi gradevolissime all'ascolto, nel rappresentarci una visione della musica come conforto dell'anima, quasi una passeggiata in un bel contesto paesaggistico, il che rappresenta comunque uno dei valori permanenti dell'arte musicale, cui peraltro guardò anche lo stesso Beethoven in molte sue opere, soprattutto della prima maniera.

Anton Diabelli
Anton Diabelli, nacque a Mattsee presso Salisburgo nel 1781, da una famiglia di probabili origini italiane, dato il cognome. Egli visse prevalentemente a Vienna, dove insegnò entrambi gli strumenti, il pianoforte e la chitarra, dimostrando una predisposizione all'artigianato musicale e alla duttilità, che era ancora molto comune nel primo Ottocento e che si è sempre più perduta, nei tempi più recenti, a favore di una specializzazione sempre più settoriale. A partire dal 1818 intraprese anche una fortunata attività editoriale.

I Quattro Rondini (ossia piccoli Rondò) sono scritti nella classica forma A-B-A, in cui la parte B rappresenta una nuova idea musicale in altra tonalità e la ripresa di A rappresenta spesso una variante che conduce ad una coda più brillante. Una caratteristica interessante è data dal fatto che la parte del pianoforte è scritta una terza minore sopra, a significare che la parte di chitarra era pensata per uno strumento traspositore, nel quale cioè l'effetto era una terza sopra: si trattava perciò di uno strumento più piccolo, una chitarra terzina, molto diffusa nella prima metà dell'Ottocento, soprattutto in Austria (ma presente anche nell'Italia meridionale).



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giovedì 14 maggio 2020

Il solfeggio ritmico e il metodo di Pozzoli

Solfeggio ritmico

Il solfeggio ritmico e il metodo di Pozzoli

Il solfeggio ritmico è sempre un argomento attuale in educazione musicale. La sua impostazione didattica è stato molto ripensata negli ultimi cinquant'anni, in particolare per le attività rivolte all'infanzia.


Solfeggio in rete
Anche il celebre metodo di Ettore Pozzoli (1873-1957), Solfeggi parlati e cantati, che fu pubblicato nel 1903 e poi con varie modifiche fino al 1931 e conobbe una grandissima fortuna, è oggi visto criticamente dagli operatori del settore. Tuttavia non si può negare un grande valore, innanzitutto musicale e inoltre anche didattico, a questo autore, che si è dedicato con passione e competenza anche al pianoforte e al canto. Si può concludere che il suo Metodo è ancora valido, in particolare se proposto a studenti adulti.

Nella mia personale riflessione sul metodo didattico pongo particolare attenzione al rapporto tra solfeggio e gesto della mano: è importante avviare lo studente, progressivamente, al gesto del direttore d'orchestra e per questo motivo trovo particolarmente utile la progressione degli esercizi di Pozzoli, come spiego in questo breve video che ti invito a guardare. 

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giovedì 7 maggio 2020

L'orecchio affettivo e l'educazione musicale

L'orecchio affettivo e l'educazione musicale


Orecchio musicale affettivo
Uno dei grandi maestri della pedagogia musicale, il medico belga Edgar Willems (1890-1978), ha insistito sulla educazione dell’orecchio affettivo, che è trascurato nella didattica tradizionale della musica:

Se la sensorialità uditiva è il punto di partenza, la base stessa della musicalità, la sensibilità affettivo-uditiva ne è forse il centro... Si ascolta spinti da un desiderio, da una emozione (paura, sorpresa). Un interesse è in gioco. Questo interesse fissa l’attenzione e diventa così un ponte utile e perfino necessario al dischiudersi della coscienza sonora... Per mezzo della sensibilità uditivo-affettiva entriamo nel mondo della melodia; grazie ad esso, l’uomo può cantare la sua gioia, i suoi dolori, le sue speranze o ancora, semplicemente, il suo amore per la bellezza dell’espressione sonora.1

orecchio musicale affettivo
Contro l’insegnamento astratto e teorico, basato su un’enfatizzazione della dimensione cognitiva a scapito di quella emotiva, Willems precisa:

Siccome il fanciullo è molto emotivo, e il suono ha una potente azione sull’affettività, è dunque di grande importanza che l’insegnante utilizzi la sensibilità del fanciullo nell’educazione. Per ottenere un risultato soddisfacente occorrerebbe evidentemente unire alla conoscenza della musica doti native di educatore e un senso spiccato della psicologia dell’anima infantile.
Succede spesso che l’educazione dei sentimenti sia bandita dall’insegnamento musicale; questo assume troppo spesso la forma nozionistica di un corso di scienze. Questa maniera d’agire è dovuta all’ignoranza della vera natura della musica e dei suoi rapporti con l’essere umano. Chi trascura l’educazione della sensibilità nell’insegnamento, trova forse che l’emozione ostacola l’apprendimento razionale, indispensabile al conseguimento di risultati rapidi d’ordine pratico. Siamo dunque in presenza di un fatto molto grave...2

Cuore e cervello in educazione musicale
In realtà bisogna superare la contrapposizione tra apprendimento intellettuale e apprendimento emotivo, conciliare le varie dimensioni della personalità in una sintesi armoniosa e non repressiva:

Vi è dunque una difficoltà da risolvere: sviluppare nello stesso tempo l’emotività e l’intelligenza. Può esserci incompatibilità tra l’affettività e l’intellettualismo, ma non ce n’è tra la sensibilità affettiva e la vera intelligenza che è una esperienza profonda basata sulle acquisizioni della sensorialità e dell’affettività.
La musica, forse più che qualsiasi altro settore dell’educazione, ha bisogno dello sviluppo dei sentimenti. Questo troverà naturalmente il suo posto nello studio di ciò che concerne la melodia: la scala, gli intervalli melodici, le canzoni, le piccole improvvisazioni.3

Willems e l'educazione dell'orecchio
Edgar Willems
E ancora:

Per meglio valutare il ruolo dell’affettività - bisogni, desideri, emozioni, sentimenti - nella musica e nel fenomeno dell’audizione, dovremmo riferirci all’importanza che essa ha per l’essere umano in generale.4

Il discorso non vale solo per i bambini, ma per tutte le persone; anzi, negli adulti la repressione dell’emotività è la causa delle nevrosi, perciò bisogna riscoprire l’importanza dell’educazione musicale come terapia anche nei soggetti adulti tendenzialmente sani, ma repressi o inibiti.


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1 WILLEMS, Edgar, L’oreille musicale, Tome I, La préparation auditive de l’enfant, 1933, 3a ed. 1970 (trad.it. di G.Vianello, L’orecchio musicale, vol.I, La preparazione uditiva del fanciullo, Padova, Zanibon, 1975, p.45).
2 WILLEMS, Edgar, op.cit., p.46.
3 WILLEMS, Edgar, op.cit., p.46.
4 WILLEMS, Edgar, op.cit., p.47.

domenica 3 maggio 2020

Lezione di pianoforte sullo studio di Czerny op. 299 n.8

Lezione di pianoforte sullo studio di Czerny op. 299 n.8

Lezione su uno studio di Czerny
Czerny, La scuola della velocità op. 299,
frontespizio della edizione Diabelli del 1840
Lo Studio op. 299 n. 8 in Do Maggiore di Carl Czerny fa parte della raccolta di Studi "La scuola della velocità" ("Die Schule der Geläufigkeit" è il titolo originale in tedesco) che l'autore pubblicò nel 1833.


Czerny
Carl Czerny (1791-1857)
Czerny, come si sa, è uno dei maggiori nomi della didattica pianistica dell'Ottocento. Fu allievo di Beethoven e maestro, tra gli altri, del giovane Liszt. Nacque a Vienna nel 1791 e ivi morì nel 1857. 

Lo Studio op. 299 n. 8 può essere considerato uno studio di media difficoltà. La sua caratteristica principale, subito evidente, è il fatto che affida alla mano destra una serie continua di quartine di sedicesimi, che prosegue ininterrottamente per 54 battute e si chiude alla battuta 55 con un accordo conclusivo. Alla mano sinistra è affidato invece un semplice accompagnamento, con alcuni salti e un breve passaggio polifonico nella sezione centrale del pezzo.

Dunque, lo scopo principale dello studio è sviluppare l'agilità della mano destra. All'interno delle 54 battute di movimento continuo in sedicesimi troviamo una certa varietà di figurazioni, che richiedono meccanismi differenti. Sarà questo l'oggetto del nostro lavoro di preparazione. 

Non dimentichiamo inoltre la necessità di variare l'intensità del suono: l'autore ha precisato una serie di indicazioni di dinamica, compresi il crescendo e il diminuendo, che per essere eseguiti correttamente richiedono ulteriori competenze tecniche.

Ho preparato due video: nel primo, dopo questa breve presentazione, si può ascoltare una esecuzione dello Studio, che ho registrato il 29 aprile 2020. Nel secondo video svolgo una vera e propria lezione di tecnica ed esecuzione pianistica, dove illustro in dettaglio tutte le differenti figurazioni presenti nel pezzo e la corretta modalità di studio e di realizzazione, che si consegue mediante opportuni movimenti e posizioni della mano e del braccio.

Puoi scaricare il primo video al link https://youtu.be/d37FBa5fxuc

Il secondo video si può acquistare scaricandolo a questo link.

Puoi anche scaricare lo spartito nella edizione Diabelli del 1840 a questo link. 

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lunedì 27 aprile 2020

I colori delle emozioni e la musica

I colori delle emozioni e la musica. 

I colori delle emozioni
Pagina notturna del mio diario. Verso la mezzanotte accendo lo stereo e indosso le cuffie. Continuo ad ascoltare la musica che mi emoziona. Penso a varie persone, belle e brutte, della mia vita presente e del mio passato. Vado a dormire alle 2.45. La mattina dopo mi sveglio e sento un grande benessere. L’emozione forte di ieri notte (musica, anche al buio: sorridendo, scherzando, piangendo, sognando, amando, credendo ora anche in me stesso) mi ha fatto bene

Emozioni
Eppure c’è chi, dopo cento anni di studi scientifici di psicologia, crede ancora che emozionarsi sia negativo e che alimentare nei giovani questo atteggiamento sia scorretto pedagogicamente. Secondo certi esperti occorrerebbe reprimere le emozioni per lasciare spazio alla mera speculazione intellettuale. Bisognerebbe, secondo alcuni, respingere l’abbandono spontaneo alla magia del suono e del ritmo, che è temuta come una sorta di narcosi musicale; bisognerebbe piuttosto proporre una fredda analisi, vigilando nella costante attenzione contro il rischio di un trasporto emotivo, che in realtà non si saprebbe accettare, né tanto meno orientare. L’ideale della fruizione musicale sarebbe dunque (molti l’hanno inteso così) un compassato self control

No! Qui c’è un equivoco di fondo: la musica allora sarebbe solo un arido esercizio intellettuale. Ciò è necessario, ma non è sufficiente. La musica deve anche emozionarci. Noi non abbiamo più il diritto di continuare a reprimere le nostre emozioni. Penso ad esempio al jazz e a tutta la musica afroamericana: in questa tradizione la componente emotiva è assolutamente essenziale, è intrinseca alla creazione artistica. E, pensandoci bene, lo è stato anche per tutti i maggiori compositori della tradizione europea.

I colori delle emozioni
Certo, c’è emozione ed emozione, le emozioni sono diverse da persona a persona e, per ogni persona, sono diverse da momento a momento; ci sono emozioni che producono benessere, ci sono emozioni che producono malessere: emozioni che conducono verso la vita, emozioni che conducono verso la morte. Ecco perché possiamo parlare di colore delle emozioni. Qui subentra allora il lavoro di psicoanalisi: e se non stiamo troppo male possiamo tentare di esercitare con successo l’autoanalisi. Dobbiamo imparare anzitutto ad accettare le nostre emozioni e poi anche ad integrarle, a convertirle: convertire nel senso di tramutare, ma anche nel senso di indirizzare, dirigere (la parola magica è, dunque, conversione). 

Ci sono poi anche “emozioni intellettuali”: certamente non ho inteso svilire o sminuire il valore dell’intelligenza! L’intelligenza può felicemente convivere con l’emotività. A me ad esempio emoziona il contrappunto, mi emoziona lo sviluppo tematico, insomma mi emoziona la creatività intelligente (stamattina, nel mio benessere postemozionale, ho analizzato la Sonata op. 10 n. 2 di Beethoven con una mia collega). C’è però tutta una storia della cultura moderna e contemporanea che rifiuta di accettare la natura e l'esistenza stessa della vita emotiva: queste tendenze razionaliste ignorano una dimensione essenziale della persona umana.

gospel
Persino nel rapporto con Dio non siamo lasciati liberi di vivere emotivamente: i teologi (occidentali, razionalisti) diffidano da un rapporto emotivo con Dio. Anche in questo caso ripeto: l’intelligenza può convivere beneficamente con l’emotività. Nella mia vita di fede ad esempio è fondamentale la testimonianza dei fratelli afroamericani, che cantano e ballano per esprimere la loro fede. Penso alla grande Mahalia Jackson, che ha cantato e ballato e perfino “sudato” la fede per le masse dei diseredati e degli oppressi e per tutti gli uomini di buona volontà

Emozioni
Penso al sublime spiritual We shall overcome che accompagnava il movimento pacifista nero: nella grandiosa manifestazione a Washington nel 1963 i dimostranti erano guidati da Martin Luther King e tra loro c’era anche Harry Belafonte, il celebre cantante del calypso e di Banana Boat

Penso a
Emozioni
Père Duval, il dolcissimo e malinconico chansonnier della fede, una fede travagliata, non semplice, ma indomita. 

Emozioni
Penso però anche a Johann Sebastian Bach, l’autore che molti ritengono troppo cerebrale: la Passione secondo Matteo è invece musica di altissima temperatura emotiva, anche se la distanza storica che ci separa dall’autore ci pone problemi complessi di interpretazione; ma le intuizioni critiche di Spitta e di Schweitzer sono ancora oggi valide (riprese anzi dagli studiosi contemporanei più attenti al rapporto tra musica e psicologia) e stanno a dimostrare la realtà di una emotività musicale che percorre i secoli. 

Vangelo secondo Matteo
Penso anche all’uso della musica nel film Vangelo secondo Matteo di Pasolini: la musica nel cinema ha spesso una funzione di coinvolgimento emotivo e Pasolini mi sembra consapevole e sensibilissimo nel conseguire questo obiettivo. Ovviamente si potrebbero fare moltissimi altri esempi di uso efficace della musica nel cinema, per non parlare dell'importanza delle emozioni nell'opera lirica, in particolare nel periodo romantico.

Cosa concluderne? Se enfatizziamo solo l’aspetto intellettuale e reprimiamo l’emotività, siamo destinati alla frustrazione, all’impotenza, alla nevrosi: con buona pace del nostro ruolo di pedagoghi. Continui pure, chi vuole, a reprimere le proprie emozioni: io non lo seguo, perché ho capito (sperimentando su me stesso) che la musica può essere praticata come autoterapia: la musica è un linguaggio che ci permette di liberare e convertire le nostre emozioni.
(Sera-notte tra il 29 e il 30 gennaio 1996; 
ancora valido nel 2020!)


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domenica 19 aprile 2020

I colori delle emozioni

Emozioni
Ruota di Plutchik, traduzione italiana

I colori delle emozioni

La nostra cultura occidentale è stata condizionata per secoli dal prevalere di un atteggiamento razionalista: la ragione umana è stata considerata il centro della vita dell'uomo, la sua caratteristica distintiva nel confronto con tutti gli altri animali della natura.

Molto differente appare l'approccio al problema da parte delle culture orientali: l'immagine del "màndala", nel buddhismo, è la rappresentazione della complessità della nostra vita interiore, che non può essere ridotta solo al suo aspetto razionale.

buddhismo
Ruota della vita buddhista
Traggo alcune informazioni dal sito http://www.mandalaweb.info/. In alcuni casi le emozioni hanno una posizione negativa. Ad esempio, nella cosiddetta "ruota della vita", non propriamente un màndala quanto piuttosto il primo esempio didattico fornito dal buddhismo per comprendere il ciclo di vita, morte e rinascita chiamato Samsara, le emozioni risiedono nel centro, nel mezzo, e sono raffigurate mediante l'allegoria di tre animali: il serpente (rabbia), il maiale (ignoranza) e il gallo (attaccamento). Queste tre emozioni negative, chiamate anche "veleni", inquinano la nostra anima, il nostro mondo interiore e non ci permettono di arrivare alla piena realizzazione di noi stessi, all'illuminazione e quindi alla consapevolezza.

Mandala dei cinque Buddha
Mandala dei cinque Buddha
In altri casi si riconosce il potere trasformativo delle emozioni. Nel màndala dei Cinque Buddha (Dhyani-Buddha) una grande parte hanno le emozioni, infatti ogni Buddha corrisponde ad una emozione e al suo potere trasformativo. I cinque Buddha (nella figura sono la figura centrale e le figure dorate) rappresentano cinque tipi di saggezza che contrastano l'ignoranza, l'ira, la lussuria, la gelosia e la paura. In questo caso il centro rappresenta il punto di arrivo della saggezza.

Stephen Chang
Anche il taoismo, che presenta un approccio diverso per molti aspetti rispetto al buddhismo, le emozioni hanno una considerazione importante e primaria nella comprensione della persona umana. In un libro di Stephen Chang si spiega che il taoismo individua lo Spirito (rappresentato da un cerchio), l'Anima, o Mente (rappresentata da un triangolo) e il Corpo Mortale (rappresentato da un quadrato). A sua volta lo Spirito comprende la coscienza (conoscenza di ciò che è giusto e ingiusto), l'intuizione (conoscenza diretta, non limitata dallo spazio e dal tempo) e la comunicazione, che può assumere la dimensione della spiritualità. L'Anima-Mente comprende emozione, pensiero e volontà. Il Corpo Mortale comprende gli istinti del mangiare, fare sesso, lottare e divertirsi. Si possono notare affinità con la piramide di Maslow.

Emozioni
Nell'Occidente, dopo le grandi intuizioni artistiche del Romanticismo, la psicoanalisi apre il campo alla comprensione di ciò che non può essere ricondotto al controllo razionale dei nostri atteggiamenti e comportamenti. La scoperta dell'inconscio, come materia "sotterranea" che ci condiziona al di là della nostra consapevolezza, rivoluziona la nostra comprensione di quanto accade all'interno della persona e di quanto provoca di conseguenza nei nostri comportamenti. Carl Gustav Jung ha studiato e utilizzato i mandala, intendendoli come il "cerchio magico" per rappresentare il centro della personalità. Ha messo in evidenza che essi non sono diffusi solo in tutto l'Oriente, ma anche nel cristianesimo antico e medievale. La rappresentazione del mandala avrebbe un potere terapeutico: "I mandala... sorgono per lo più, stando all'esperienza, in situazioni caratterizzate da disorientamenti e da perplessità. L'archetipo che ne è costellato rappresenta uno schema ordinatore che si sovrappone in certo qual modo al caos psichico come una trama psicologica, rispettivamente come un cerchio suddiviso in quattro, grazie al quale ogni contenuto riceve il proprio posto e il tutto che tende a dissolversi nell'indefinito mantiene la sua coesione grazie al cerchio che lo custodisce e protegge" (C. G. Jung, Su cose che si vedono nel cielo, 1958, trad.it. 1960).

Intelligenza emotiva

Negli anni più recenti, la psicologia ha approfondito, anche grazie agli studi delle neuroscienze, la conoscenza della vita emotiva della persona. Oltre al celeberrimo testo di Daniel Goleman, Intelligenza emotiva (1995), ampiamente citato nel mio libro sulla pedagogia musicale, vorrei qui ricordare gli studi di Robert Plutchik (1927-2006), anch'egli statunitense, autore di importanti studi pubblicati nel 1980 (Emotion: Theory, research and experience), nel 1997 (Circumplex Models of Personality and Emotions) e nel 2002 (Emotions and Life: perspectives from Psychology, Biology and Evolution). Tradotto in italiano troviamo Psicologia e biologia delle emozioni (Torino, Bollati Boringhieri, 1995).

Ruota di Plutchik nell'originale in lingua inglese
La teoria di Plutchik è rappresentata dalla celebre "ruota" (wheel), che possiamo anche immaginare come un fiore colorato con vari petali, ai quali corrispondono le varie emozioni. Egli suggerisce otto emozioni primarie, divise in quattro coppie di opposti: gioia e tristezza; rabbia e paura; fiducia e disgusto; sorpresa e anticipazione. Inoltre il suo modello circolare crea connessioni tra l'idea di un cerchio emozionale e una ruota di colori: le emozioni possono essere espresse a intensità diverse, con maggiore intensificazione verso il centro. Inoltre sono possibili le mescolanze tra emozioni contigue.

Plutchik propone inoltre che ad ogni emozione corrisponda un meccanismo di difesa. Il processo avviene in cinque fasi: stimolo, cognizione, sensazione, comportamento, effetto.

La teoria di Plutchik si basa su dieci postulati:
1) Il concetto di emozione si applica a tutti i livelli di evoluzione e a tutti gli animali, compreso l'essere umano.
2) Le emozioni si sono evolute e hanno portato varie forme di espressione in varie specie.
3) Le emozioni hanno avuto un ruolo adattativo nell'aiutare gli organismi a risolvere le principali questioni di sopravvivenza poste dall'ambiente.
4) Sebbene le forme di espressione varino a seconda della specie, esistono alcuni elementi comuni, ossia modelli prototipici.
5) Esistono poche emozioni di base, fondamentali o prototipiche.
6) Le altre emozioni sono tutti misti o derivati, cioè miscele, composti o combinazioni di emozioni di base.
7) Le emozioni di base sono concetti ipotetici o stati idealizzati le cui proprietà e caratteristiche derivano da varie manifestazioni.
8) Le emozioni di base possono essere sistemate in coppie di emozioni opposte.
9) Le emozioni variano in base al grado di somiglianza.
10) Ogni emozione si manifesta in vari gradi di intensità o eccitazione.

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lunedì 30 marzo 2020

Musica 8d

Musica 8d
Un interessante articolo sul sito dell'AGI (l'Agenzia Giornalistica Italia) ci spiega in cosa consiste questo nuovo fenomeno che si sta sviluppando rapidamente soprattutto nel pubblico giovanile: la "musica 8d". Di fatto, è una cosa molto semplice: nell'ascolto in cuffia, la musica continua a passare da un auricolare all'altro, provocando un effetto di coinvolgimento totale del cervello.

Nel messaggio "virale" che è stato fatto girare mediante WhatsApp, con la raccomandazione dell'ascolto in cuffie, è inserita una bella versione del celebre "Hallelujah" di Leonard Cohen, eseguita dal gruppo vocale statunitense Pentatonix.

La musica in 8d è descritta dunque come "un massaggio musicale al cervello", provocando una sensazione di spazialità ancora maggiore rispetto al tradizionale effetto stereo. Sembra quasi che la musica non rimanga più circoscritta a due fonti sonore, ma diventi "uno spazio virtuale di forma sferica, dove si possono apprezzare stimoli che sembrano provenire da diversi angoli" (così si esprime il tecnico del suono Andrés Mayo, citato nell'articolo dell'AGI).

Su YouTube è addirittura presente un canale specifico, denominato "8d Tunes", con oltre sei milioni di iscritti. Ma il fenomeno sembra sia stato accentuato dal periodo forzato di quarantena che stiamo vivendo.

La mescolanza di effetti audio e video, arricchiti da questo effetto 8d, può portare ad esiti creativi interessanti, ma anche al rischio di un "incantamento" dell'ascoltatore, che potrebbe essere usato pericolosamente a fini manipolatori.

L'idea di coinvolgere l'ascoltatore in una esperienza totalizzante, quasi narcotica, non è certo nuova nella storia della musica: in fin dei conti era quanto auspicava già Wagner con la sua "opera d'arte totale", nella quale la fonte sonora strumentale (l'orchestra) non doveva neppure essere visibile al pubblico del teatro.

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giovedì 26 marzo 2020

Musica dai balconi

Flash mob musica
E' stata pubblicata in questi giorni una intervista al celebre compositore Ennio Morricone, nella quale il celebre autore di grandi colonne sonore, oggi più che novantenne, esprime il suo disagio in questo momento drammatico, criticando la musica dai balconi e il conseguente flashmob, ritenendo che "la musica in questo momento non ha nessun valore" e soprattutto non ha nessun valore consolatorio.

Con questo post desidero esprimere un parere diverso ed opposto: la musica, secondo me ha un grande valore anche in queste situazioni e questo suo valore non può ridursi al solo aspetto "consolatorio".



Flash mob musica
L'argomento è complesso. Ci sono famiglie che sono colpite dal lutto o da sofferenze gravi e prolungate. Ci sono medici e personale ospedaliero che svolgono la loro opera difficile, tenace e generosa, esponendosi a rischi molto diretti. Ci sono anche persone sole nelle loro abitazioni e persone che viceversa non possono interrompere il proprio lavoro in ambienti che magari non sono sufficientemente attrezzati per proteggere la salute.

Per tutte queste persone, l'ascolto di musica dai balconi, magari musica allegra, chiassosa e anche sfrenata, può costituire effettivamente un grande fastidio o, peggio ancora, un grave disturbo che accentua la loro difficoltà.



Musica dai balconi
Credo che sia necessario usare un atteggiamento di equilibrio e di buon senso. Non condivido il pensiero del pur illustre e amato maestro Morricone. Premesso che una intervista può dare un'idea falsata o addirittura distorta del pensiero dell'intervistato, ritengo questa posizione molto radicale e moralista, nel senso deteriore della parola.

Noi crediamo che la musica abbia un grande valore simbolico ed evocativo, che va ben al di là dell'aspetto consolatorio.


Ad esempio: per chi ama la grande musica storica, il 21 marzo è stato il "compleanno" di Bach e a molte persone ha fatto bene ricordarlo. Pensiamo anche alle iniziative (non attuali, ovviamente) dei piccoli concerti nelle corsie d'ospedale.


La musica ha dunque un valore simbolico ed evocativo. La musica esprime la nostra persona, le nostre emozioni, il nostro inconscio a livello profondo. Perciò la musica dai balconi rappresenta la nostra paura, ma anche la nostra speranza, il nostro bisogno di superare la difficoltà, il nostro bisogno di sentirci vicini alle altre persone, il nostro bisogno di comunicare agli altri la parte più intima, più personale e più bella del nostro io.


Fare musica dai balconi è anche un modo per tenere compagnia alle persone che stanno da sole!



Disc jockey
Per tutti questi motivi (e molti altri) la musica dai balconi è una iniziativa che va incoraggiata e proseguita. Con alcuni accorgimenti utili per non urtare la sensibilità di chi è in sofferenza o in forte disagio: non eccedere con la durata; non eccedere con il volume; non fare esibizioni troppo plateali. Non occorre tirare fuori tutto l'armamentario del disc jockey per vivere in compagnia questo momento di flash mob!


Inquinamento
Questo strano periodo di quarantena ha anche permesso di riscoprire alcuni aspetti positivi: la riduzione dell'inquinamento, ad esempio; un minor rumore di fondo nelle nostre città (che nel tempo normale vivono una condizione di inquinamento acustico molto importante); la riscoperta di nuovi modi di comunicare e di stare vicino agli altri... anche a distanza. Per tutti questi aspetti la musica può essere un grande aiuto.


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giovedì 19 marzo 2020

Arriva la Primavera, una primavera speciale con musica dai balconi

Musica dai balconi
Arriva la Primavera. Una primavera speciale, quest'anno, segnata dalla pandemia e dalla quarantena, che ha modificato le nostre abitudini di vita e il corso normale dei nostri studi scolastici.

Di fronte a questo evento strano, rivendichiamo la forza suggestiva e positiva della grande musica. Come non ricordare, in questa occasione, le Quattro Stagioni di Antonio Vivaldi, capolavoro della musica barocca italiana, pubblicato ad Amsterdam nel 1725; e in particolare la più celebre di esse, la Primavera, appunto, con i suoi ritmi gioiosi che sembrano richiamare anche visivamente il risveglio della natura: il canto degli uccellini, i bruschi temporali, la stupenda fioritura degli alberi nel mese di marzo, le dolci brezze. Tutto richiama al desiderio di tornare a vivere all'aperto, come ognuno di noi desidera in questi giorni particolari.

Come è ben noto, il Concerto è ispirato ad un grazioso sonetto di ispirazione arcadica:

Giunt'è la Primavera e festosetti
La salutan gl'Augei con lieto canto,
E i fonti allo spirar de' Zeffiretti
Con dolce mormorio scorrono intanto.

Vengon' coprendo l'aer di nero amanto
E lampi, e tuoni ad annuntiarla eletti.
Indi, tacendo questi, g'Augelletti
Tornan' di nuovo al lor canoro incanto.

E quindi sul fiorito ameno prato
Al caro mormorio di fronde e piante
Dorme 'l Caprar col fido can' a lato.

Di pastoral Zampogna al suon festante
Danzan Ninfe e Pastor nel tetto amato
Di primavera all'apparir brillante.

Un'idea per questa musica dai balconi che molti desiderano esprimere, questa bella idea della musica alle ore 18, un flash mob che unisce le persone e richiama la speranza in un futuro più sereno.

Possiamo ascoltare il Concerto vivaldiano a questo link

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giovedì 12 marzo 2020

La didattica musicale a distanza al tempo del coronavirus

L'emergenza coronavirus e la didattica musicale a distanza

Coronavirus
Il periodo particolare che stiamo vivendo in Italia e nel mondo a causa della pandemia di coronavirus e delle norme che sono state adottate per contenere il contagio (evitare assembramenti e contatti interpersonali ravvicinati) ha dato un impulso di accelerazione alla diffusione di metodi e strategie per una didattica a distanza, che utilizza le nuove possibilità offerte dalla comunicazione online mediante Internet.

Le disposizioni imposte dai decreti governativi (aggiornate all'11 giugno 2020) impongono anche la sospensione della "frequenza delle attività dell'alta formazione artistica e musicale... le attività didattiche o curricolari continueranno, ove possibile, con modalità a distanza, individuate dalle medesime istituzioni". Si tratta di una realtà triste, alla quale le persone di buona volontà hanno dovuto adattarsi, anche con grande fatica, per non abbandonare gli studenti in questo difficile momento.

La didattica musicale a distanza è un settore di attività già presente da alcuni anni, ma non ha ancora avuto una applicazione diffusa e sistematica. Accade a volte che situazioni di emergenza diano un impulso di sviluppo creativo e dinamico alle nostre abitudini, per fare fronte alle nuove situazioni. Certamente la didattica a distanza presenta dei limiti di varia natura, ma è importante che tutti diventino più esperti, per avvalersi nel modo più efficace delle nuove risorse offerte dallo sviluppo tecnologico.

La didattica musicale si articola in differenti settori, che presentano problematiche diverse in relazione alla comunicazione a distanza. Vediamo di riassumerle molto brevemente.

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La didattica musicale online: lezioni di strumento

Ci sono vari tipi di insegnamento che si possono svolgere nell'ambito della didattica musicale e, come vedremo, alcuni si prestano meglio alla comunicazione a distanza, altri meno. 
Innanzitutto dobbiamo distinguere tra lezioni individuali e lezioni di gruppo; inoltre dobbiamo considerare i casi particolari determinati dalla interazione musicale tra i soggetti coinvolti.
Il primo caso che desideriamo trattare è quello della lezione individuale di strumento. Prendiamo esempio dal pianoforte, ma ovviamente criteri analoghi possono essere utilizzati per ogni strumento e ovviamente per la didattica del canto.

Dobbiamo preparare un setting di lavoro che sia efficace al massimo livello. Sia il docente che lo studente devono munirsi di hardware e software adeguati, sia riguardo la connessione Internet, sia riguardo le prestazioni video e audio, che peraltro ogni buon computer ormai fornisce in modo soddisfacente. Per quanto riguarda la qualità della resa sonora, può essere consigliabile utilizzare alcuni accorgimenti: ad esempio, collegare al computer un microfono esterno, casse di amplificazione ed eventualmente una scheda audio esterna.
Sconsigliamo l'uso del telefonino: il monitor è più piccolo, l'audio è meno efficace, i costi sono maggiori, nei termini di pagamento del servizio, ed infine ci sono maggiori rischi di inquinamento.
Si dovrà scegliere lo strumento di comunicazione adeguato, ossia i vari programmi di videochiamata disponibili anche gratuitamente online: Google Duo, Zoom, Skype, WhereBy, o altri.

Dopo aver fatto vedere il proprio volto per i saluti iniziali, è importante orientare la videocamera verso le mani alla tastiera, in modo da poter seguire passo passo l'allievo in ogni suo passaggio strumentale: potremmo anzi dire che questo è un vantaggio della didattica musicale a distanza, in particolare per il pianoforte, quando nell'aula di lezione si ha a disposizione un unico strumento, mentre online ognuno ha la possibilità di agire sul proprio strumento. Dunque, posizionare il video in modo che le nostre mani siano chiaramente visibili allo studente: in tal modo si potranno far vedere movimenti e posizioni adeguati al singolo passaggio musicale. Fare attenzione alla corretta luminosità del video: la fonte di luce non deve essere mai collocata alle nostre spalle, bensì davanti, sopra oppure da sinistra.

Ovviamente la lezione dovrà essere preparata con tutti gli allegati utili, in formato pdf, video, foto, in modo che si possano condividere i materiali di studio. E' anche possibile condividere le pagine di musica in tempo reale: ad esempio, su Skype è disponibile il comando "condividi schermo", mediante il quale lo studente può vedere la schermata del docente, che può aver postato una pagina di musica o altro materiale necessario alla lezione.

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La didattica musicale online: lezioni di teoria musicale, armonia, storia della musica

Nel caso di lezioni teoriche collettive occorre avvalersi delle varie risorse disponibili su Internet. Si può registrare una lezione, che evidentemente riprodurrà il classico schema della lezione frontale, oppure (consigliabile) si potrà interagire in modo diretto con il gruppo di studenti, in modo da realizzare una lezione più partecipata o anche attività di laboratorio
Tra le risorse disponibili, una delle più semplici è Google Classroom, uno strumento che ci permette di organizzare le nostre lezioni collettive. Se si lavora per conto di una scuola, essa deve registrarsi con un apposito account. Se invece si lavora in proprio, è sufficiente il proprio account personale. 

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Prove musicali di insieme online (Networked music performance)

Questo è il caso più difficile: la possibilità di una interazione in tempo reale su una rete di computer che permetta ai musicisti di luoghi diversi di esibirsi come se fossero in un'unica stanza. Non ci pare ancora possibile organizzare una prova d'insieme con molti esecutori (coro o orchestra); qualche tentativo può essere fatto con la musica da camera. Gli strumenti abituali di comunicazione per videochiamate (Skype, Google Duo o altri) incorrono facilmente in problemi tecnici. Il principale problema riguarda il tempo di ricezione del messaggio audio, che, benché minimo, può costituire una significativa differenza, a causa di un leggero ritardo (latency, latenza) che preclude la simultaneità precisa degli attacchi e degli stacchi del suono. Scientificamente è stato appurato che la latenza deve essere mantenuta al di sotto di 30 millisecondi, che è il limite della percezione umana. Esistono già buone piattaforme, ad esempio Jammr (jam together online), che però è pensato solo per strumenti elettronici collegabili direttamente via cavo al computer. Le ricerche per il perfezionamento di questo e di altri problemi tecnici sono continue e ci si aspetta rapidi progressi nell'immediato futuro.

Strumenti di monitoraggio e di valutazione

CoronavirusSe si è docenti di una scuola, l'istituto deve provvedere al monitoraggio delle lezioni, per tutelare sia il personale docente sia gli studenti riguardo l'effettivo svolgimento del corso. Il registro elettronico è ormai in dotazione nella maggior parte delle scuole, ma purtroppo alcune ne sono ancora sprovviste. In particolare nel sistema dell'Alta Formazione, il riconoscimento dei crediti è legato, tra altre cose, all'attestazione di un monte ore di frequenza. Anche per i docenti è necessario attestare il monte ore di lezioni svolto. Per le istituzioni pubbliche statali, pur in regime di autonomia, sarebbe corretto avvalersi di un unico strumento a disposizione di tutti gli istituti, in modo da garantire un riscontro oggettivo.

Analoghe procedure possono essere utilizzate per la valutazione. Non dovrebbe essere consentito svolgere prove di verifica formale a distanza, né per l'insegnamento dello strumento (perché in ogni caso la resa audio non sarebbe paragonabile all'esecuzione dal vivo) né per le materie teoriche, perché ovviamente non c'è nessuna possibilità di verificare che lo studente non abbia a disposizione le risposte ai quesiti posti. Tuttavia, di fronte alla rigidità delle disposizioni governative, gli istituti, per garantire il diritto degli studenti al proseguimento degli studi, hanno iniziato anche a svolgere prove di verifica a distanza.

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venerdì 6 marzo 2020

Il trasporto tonale nella musica vocale

Nella musica vocale è frequente l'uso del trasporto, cioè della trascrizione in altra tonalità, più alta o più bassa, in funzione della tessitura della voce che canta il pezzo.

Trasporto in altra tonalità
Occorre distinguere differenti abitudini a seconda del repertorio. Ad esempio, nella musica operistica la pratica del trasporto non è molto frequente, sia per motivi pratici (occorre trasportare la parte di tutti gli strumenti d'orchestra), sia per non alterare la continuità della musica nella successione delle varie scene (in molti casi retta da precise logiche tonali), sia infine per tradizione consolidata: le arie sono familiari al pubblico nelle tonalità originali e perciò immaginate per un certo tipo di vocalità. Ciò non toglie che accada a volte di trasportare brani operistici, soprattutto quando sono eseguiti come pezzi staccati nell'ambito di concerti: in particolare, ovviamente, quando le arie d'opera sono accompagnate al pianoforte. Così ci è capitato di suonare la parte strumentale dell'arioso di Rodolfo, "Che gelida manina", nella "Bohème" di Puccini, in Do Maggiore anziché nella tonalità originale di Re bemolle, perciò mezzo tono sotto, rendendo quindi meno rischiosi i salti nel registro acuto. Tuttavia si tratta di casi eccezionali e non consigliabili.

432 Hz
Va anche ricordato che il riferimento alla frequenza dei suoni si è progressivamente alzato, passando dall'antico 415 Hz per il 'la' centrale al 440 stabilito normativamente alla metà del XX secolo ed ora anche oltre. Secondo il grande Giuseppe Verdi, l'intonazione ideale sarebbe a 432 Hz. In ogni caso, i cantanti, come gli strumentisti, si sono progressivamente abituati (più o meno forzatamente) a questa tendenza ad elevare la frequenza di riferimento.

Lieder
Molto più frequente il caso del trasporto nella musica vocale da camera: in questo ambito si da per scontato che voci di tessitura diversa possano eseguire lo stesso pezzo. Accade così che uno stesso Lied di Schubert, ad esempio, possa essere eseguito non solo indifferentemente da voce maschile o femminile (con alcune limitazioni determinate da specifici contenuti del testo), ma anche da voci di tessitura diversa, tanto è vero che sono reperibili edizioni stampate in almeno tre tessiture: per voce acuta (soprano o tenore), per voce media (mezzosoprano o baritono) e per voce grave (contralto o basso). Di solito sono reperibili dunque tre tonalità differenti per ogni Lied, tuttavia può darsi il caso di cantanti che, per un singolo pezzo, desiderino tonalità ancora differenti, il che rende necessario il lavoro di trasposizione tonale.

Musica pop
Infine c'è il caso della musica pop, a partire dai classici songs di Gershwin, fino alle produzioni dei cantautori più recenti: anche in questo caso è utile realizzare un trasporto tonale per adattare il pezzo alla tessitura della singola voce cantante.

In un successivo post riporterò alcuni esempi.

In conclusione, in un certo tipo di repertorio è normalissimo adattare la musica alla propria tessitura.

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