venerdì 19 settembre 2014

Studiare un pezzo per pianoforte in modo efficace

Diteggiatura
Ho risposto in un forum ad una domanda che era posta così: "qual'è il metodo ideale per studiare bene un brano al pianoforte col minore dispendio di tempo ed energie?"

La domanda è complessa. Innanzitutto il metodo "ideale" è una scelta soggettiva, perché dipende dalle caratteristiche psicologiche della singola persona.

Per cominciare il discorso, ti consiglio alcune operazioni preliminari:

1) leggi la musica a tavolino: prova a cantare le parti, ad esempio la melodia principale, ma anche il basso ed eventualmente le parti interne; prova a seguire la musica al tempo giusto, anche aiutandoti con i movimenti della mano (analoghi a quelli del direttore d'orchestra); è dunque una lettura mentale e al tempo stesso vocale e gestuale. Si tratta di osservare tutti i parametri del suono, quelli scritti e quelli che si possono dedurre dall'analisi o da una scelta soggettiva; cercare poi di immaginarli nella propria mente; cercare infine di tradurli in movimenti del corpo funzionali ed efficaci.

2) prova a diteggiare il pezzo; se le diteggiature sono già segnate sullo spartito, prova a nasconderle e cerca la tua diteggiatura; in questo modo entri subito nel cuore dei problemi esecutivi. La diteggiatura prescritta sullo spartito (che è raramente opera dell'autore, più spesso di un revisore) può essere studiata dopo, come confronto con le tue scelte; ma il punto di partenza deve essere una attenta osservazione personale della figurazione musicale, affinché possa essere realizzata con una diteggiatura adeguata. La diteggiatura ha due scopi: trovare le posizioni più comode; trovare una applicazione efficace delle scelte di fraseggio.

3) individua i movimenti fisici adeguati al singolo movimento ritmico (da intendersi sempre fino al battere del movimento successivo): in tal modo, quando si passa al pianoforte si ha già una piena consapevolezza di ciò che si deve fare per realizzare al meglio ogni singolo passaggio.

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giovedì 11 settembre 2014

Cantare coinvolge il corpo e l'anima

Coro Ecumenico di Verona
Traduco un breve estratto (p.75) dal più famoso metodo tedesco per coro: Basiswissen Kirchenmusik 2 (Chor- und Ensembleleitung), ossia Nozioni di base di musica da chiesa, volume 2 (Direzione di coro e di ensemble), che tra l'altro si definisce testo ecumenico, perché destinato a chiese di varie confessioni.
  
Formazione vocale corale
Rilfessioni iniziali

Il canto è un dono umano. Solo l'uomo può portare immediatamente all'espressione le sue emozioni e i suoi sentimenti ed esprimersi artisticamente cantando.

Cantare è un evento olistico sia per il cantante che per l'ascoltatore.
Una cantante che presenta una canzone felice in modo convincente vedrà facce felici nel suo pubblico e anche se il testo non è stato capito.
 
Viceversa, ha effetti sugli ascoltatori, quando un coro canta solo forzato e ad alta voce. In tempi relativamente brevi, il pubblico reagirà con disagio, perderà interesse, si schiarirà la gola e tossirà.
 
Voce e stato d'animo sono direttamente correlate tra loro.
Nel parlare e nel cantare l'individuo diventa persona (dal latino personare, risuonare per mezzo di qualcosa).
Anche nell'uso linguistico si riflette il fatto che l'uso della voce riguarda sempre tutta la persona: essere ben disposto, stare meglio oppure peggio, determinare, concordare, assentire – tutti esempi della parte olistica e comunicativa della voce.
 
Il lavoro sulla voce è sempre quindi un lavoro su tutta la persona, corpo e anima.

Fin qui la mia traduzione. Particolarmente interessante, nell'originale tedesco, il gioco di parole fra Stimme (voce) e Stimmung (stato d'animo), con varie derivazioni verbali: wohlstimmen (che ho tradotto con: essere ben disposto), bestimmen (determinare), abstimmen (concordare), zustimmen (assentire)

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