mercoledì 29 novembre 2023

Esperienze di arteterapia. Un affresco nella Parrocchiale di Strigno

 

Vorrei fare un esperimento: osservare un'immagine e, senza previe informazioni, produrre una reazione istintiva, che si fonda prevalentemente sulle valenze simboliche dell'immagine e quindi sull'impatto che essa ha sull'inconscio.

Il punto di partenza è quindi un'immagine che si contempla in silenzio e che in tal modo comunica già qualcosa al nostro inconscio.

Ho già trattato questo argomento nel post che ho intitolato Animali e oggetti nella iconografia cristiana antica: simboli o segni? e che invito a rileggere.

Applico dunque un  metodo di lavoro in cinque punti: 

  1. Guardando l’immagine, sia nell’insieme che nei dettagli, faccio un brainstorming di reazioni istintive e non riflessive: esprimo quindi come l’inconscio reagisce all’immagine

  2. Nel caso di personaggi umani, è utile anche l’immedesimazione: sguardo, postura, gesti, eventuali movimenti evocati dall’immagine fissa

  3. Cerco informazioni sull’immagine osservata. Per quanto riguarda ad esempio le immagini sacre esposte nelle chiese, spesso si trovano informazioni sul web o anche in pieghevoli stampati e distribuiti nella chiesa stessa. Ma non sempre si trova uno di questi riferimenti: in tal caso occorre fare ulteriori ricerche. Molto spesso, ovviamente, le immagini si riferiscono a storie bibliche o ecclesiastiche note, ed anche i simboli utilizzati esplicitamente si danno per noti. 

  4. Riflessione: interrelazioni semantiche fra i punti 1, 2 e 3.

  5. Conclusione: cosa ho capito di me stesso mediante questa immagine?

Ovviamente l'esperimento è più efficace se la persona coinvolta non ha già un bagaglio di informazioni che in qualche modo condizionino la reazione istintiva. Ad esempio: un esperto di arte sa già riconoscere il significato dei simboli nelle immagini. Invece la procedura è efficace se i simboli comunicano direttamente all'inconscio, senza il filtro della competenza culturale. In ogni caso, comunque, occorre lasciare all'istinto la possibilità di rispondere in modo immediato, senza riflessione razionale.

Sant'Agostino e San Girolamo

Ho fatto una esperienza domenica 26 novembre 2023, visitando la Chiesa Parrocchiale di Strigno, nel comune di Castel Ivano in Valsugana (Trentino). Ho scelto un'immagine quasi a caso (anche in questa scelta mi sono fatto guidare dall'inconscio) e mi sono soffermato su un affresco posto in fondo alla navata, alla destra dell'altare. Riporto dunque le mie impressioni istintive, immediate.

Ci sono due personaggi a figura intera. Entrambi hanno l'aureola. Quello a destra ha anche un grande cappello, che mi suggerisce l'idea di una espressione di autorità. Quello a sinistra invece è senza cappello. Inoltre quello a sinistra è evidentemente molto più giovane perché ha la barba scura, mentre invece quello a destra ha la barba bianca

Mi interessa notare che quello a destra porta nelle mani un grosso volume che potrebbe essere la Bibbia oppure un messale. E quello a sinistra, invece, non ha niente in mano, ma fa dei gesti con le mani, come se stesse contando e quindi forse in questo senso stesse dando istruzioni oppure chiedesse istruzioni. Essendo più giovane, probabilmente si riferisce al fatto che l'altro ne sappia più di lui. 

Poi noto anche i vestiti, che sono molto diversi, anche se entrambi molto autorevoli. Perché se è vero che quello di destra è tutto vestito di rosso e ha quest'aria da persona molto autorevole, quello di sinistra ha però anch'egli un abbigliamento molto significativo, evidentemente sacerdotale e pieno di croci. E quindi? Insomma, in un certo senso potrebbe essere lui la persona più competente fra i due. 

Poi ci sono ovviamente gli sguardi, lo sguardo del giovane è molto vivo, è pieno di vivacità, ma anche di preoccupazione, di desiderio, il desiderio di imparare, probabilmente. Mentre quello di destra ha uno sguardo meno limpido, a me d'istinto non piace, e anche il suo naso non mi piace: mentre il naso di quello di sinistra è un naso importante, ma bello, quello di destra invece ha questa forma adunca che lo rende a me istintivamente antipatico; e soprattutto ha questo sguardo che, come percepisco, potrebbe anche essere lo sguardo di una persona ambigua, o che comunque voglia esprimere altezzosamente la sua superiorità. 

Però è anche vero che sta rivolto verso il giovane e quindi forse invece semplicemente vuole ascoltare quello che lui sta dicendo. 

Quindi i casi sono due, o il giovane sta chiedendo lumi oppure sta dando una sua interpretazione, che l'anziano ascolta con molto interesse, e forse con diffidenza. Insomma, io parteggio più per il giovane, però, forse guardandolo bene, anche questo anziano non mi sembra poi così malvagio. E soprattutto anche lui è aureolato, quindi probabilmente nell'intenzione del pittore non c'era una distinzione di merito fra i due.

Fin qui il mio istinto. Ora, per procedere, dovrei trovare le informazioni "oggettive" che, in questo caso, mancano.  Perciò, prima di procedere con i punti 4 e 5 del mio metodo di lavoro, devo acquisire le informazioni necessarie. Ho dunque consultato altre fonti e soprattutto mi sono rivolto ad un paio di persone esperte, che mi hanno fornito utilissime delucidazioni. 

L'affresco rappresenta Sant'Agostino (a sinistra) e San Girolamo (a destra).  Nella realtà storica la differenza di età tra i due non era così grande, perché Agostino era nato nel 354, mentre di Girolamo si presume la data di nascita nel 347, comunque morto nel 420. Tra i due ci furono controversie importanti, quindi sarebbe legittima l'interpretazione del quadro come ipotizzato, ossia che Agostino esprima la sua idea e Girolamo ascolti con sospetto e senza approvazione. 

Le numerose croci nella tonaca di Agostino potrebbero esprimere la vicinanza tra cielo e terra, ossia la convinzione del pittore che Agostino sia nel giusto più di Girolamo, come già evidenziato dagli sguardi.

Le mani di Agostino esprimono sicuramente il desiderio di capire e di conoscere, ma anche forse di affermare la sua idea in contrapposizione al  suo interlocutore. 

L'abito rosso e il cappello a tesa larga di Girolamo esprimono ovviamente la sua condizione di cardinale (i vestiti non si riferiscono al tempo dei due santi, ma a quello del pittore), e quindi la sua presunta superiorità, sancita anche dalla barba bianca e da quello sguardo che io avevo intuito come autoritario.

La Bibbia è un attributo tipico di San Girolamo, in quanto traduttore in latino delle Scritture.

Ho così stabilito delle connessioni fra il mio istinto e le informazioni oggettive, ossia quelle interrelazioni semantiche che possono condurmi al punto 5 del mio lavoro, cioè a rispondere alla domanda cruciale (e terapeutica): cosa ho capito di me stesso mediante questa immagine?

mercoledì 22 novembre 2023

Mignolina, musica per una fiaba di Andersen


Nella mia attività di compositore, che si è sviluppata nel corso degli anni in modo un po’ marginale, ma costante,
rispetto alle prevalenti attività di pianista e di docente, la fiaba musicale Mignolina rappresenta una situazione particolare, per la sua continuità di riprese, anche con numerose varianti e adattamenti, e per il continuo favore incontrato presso il pubblico. 


Questo lavoro rappresenta il mio desiderio di accostarmi al mondo dell'infanzia, che riflette da un lato il ricordo delle emozioni della mia personale esperienza di bambino, e dall’altro la mia vicenda di paternità con mio figlio Davide e di insegnamento ad innumerevoli discenti di varie età. 

Il nucleo originale consisteva in undici piccoli pezzi per arpa, costruiti anche con un preciso intento di didattica strumentale. Preparai successivamente una Suite di cinque pezzi per orchestra da camera, poi ancora una versione in forma scenica di otto pezzi, tre dei quali con coro di bambini (voci bianche), che cantano testi da me ideati sulla musica preesistente. Oltre alla voce recitante, che racconta la fiaba, fu prevista la partecipazione di mimi che interpretavano il racconto durante l'esecuzione delle musiche. 

In queste varie vesti la fiaba è stata rappresentata in varie sedi.

Un continuo work in progress, dunque, che accompagna la mia vita da oltre trent’anni. La versione definitiva che ora presento completa la Suite orchestrale del 1994 e l’ampliamento successivo del 1998 con la strumentazione degli altri pezzi dall’originale per arpa e inserisce stabilmente questo strumento nell’organico orchestrale, recuperando quindi l’idea primigenia, in una sintesi che riassume tutte le esperienze successive di adattamento. 


L’arpa, col suo sistema di accordatura eptatonico, ha ispirato le scelte musicali; i pezzi si basano infatti su scale eptatoniche di vario tipo, che sono funzionali alla rappresentazione dei vari personaggi: la dolcezza di Mignolina e della sua amica rondine da un lato; il carattere grottesco, impertinente dei personaggi antagonisti, dall’altro: dall’orribile rospa al vacuo maggiolino, dalla petulante topa al goffo e noiosissimo talpone, tutti personaggi che vorrebbero condizionare e orientare la vita affettiva della protagonista, senza peraltro riuscirvi, perché il suo destino è segnato da una Provvidenza che l’accompagna verso una meta luminosa e serena. 


Questo è il fine terapeutico delle grandi fiabe, come illustrato da psicoanalisti insigni come Bruno Bettelheim, e come ho cercato umilmente e con amore di rappresentare con la mia musica. 

La composizione di Mignolina mi è cara anche perché, nel suo farsi, ho potuto vivere anche "fisicamente" ed "emotivamente" l'esperienza della creatività, di cui a posteriori posso analizzare le dinamiche. Ricordo quel mattino di sabato 7 novembre 1992, in cui le idee musicali mi avevano coinvolto in una dimensione di particolare benessere e felicità. Questo è il mio augurio per tutti i compositori e il mio invito pedagogico per i giovani. 

Questa composizione non è un ricalco stilistico di autori del passato, ma un frutto della mia umanità e della mia sensibilità e passione musicale, nutrita dalla quotidiana pratica di esecutore, ascoltatore e docente. 

La scrittura strumentale è volutamente semplice, destinata ad un’orchestra di ragazzi. I procedimenti compositivi, melodici, ritmici e polifonici, mi sembrano utili anche sotto l’aspetto specifico della didattica musicale per i giovanissimi. 



Ho sempre avuto un interesse particolare per il mondo della letteratura per l’infanzia, dovuto al riconoscimento dell’importanza pedagogica delle fiabe. La scelta di Andersen mi fu suggerita da motivi affettivi e anche intellettuali, entrambi necessari per ogni scelta. 


Dal punto di vista affettivo, sono i ricordi della mia infanzia, le risonanze emotive, il piccolo libro illustrato che leggevo insieme alla mia sorella maggiore Annalisa; le suggestioni delle immagini innanzitutto, in particolare quella della rondine, che ha una forza di rappresentazione simbolica molto forte; e poi il personaggio dolcissimo, "puro di cuore", evangelico, della bimba protagonista. Da ciò deriva anche la mia più matura adesione intellettuale al soggetto. 

Queste sono dunque le ragioni per le quali sono particolarmente legato a questo mio lavoro. 

Infine, Mignolina è anche la storia di un mio piccolo ma significativo successo di pubblico. Chi può negare che anche questa gratificazione faccia bene alla salute? Non potrebbe mentire a se stesso neppure il più freddo e il più duro fra i razionalisti. 

Per chi volesse leggere ulteriori dettagli su questa composizione, allego l’Introduzione alla partitura: Introduzione a Mignolina