sabato 12 luglio 2025

Il nostro concerto di canzoni d'autore

 

IL NOSTRO CONCERTO

Le presentazioni


Buonasera a tutte e tutti, benvenute e benvenuti a questo nostro concerto. 

Abbiamo introdotto la serata con questa aria di un compositore del Settecento, Jean Paul Martini, una bellissima melodia, Plaisir d’amour, che ci sembra un’ottima introduzione alla nostra serata, sia per il significato delle parole che perché la melodia ha avuto successo anche nel repertorio pop più recente. Il testo ci parla, con una punta di malinconia, del piacere dell’amore, che dura solo un momento, mentre il dolore dell’amore, secondo il poeta, durerebbe tutta la vita; si tratta di un canto di mesto risentimento per una Silvia che aveva giurato fedeltà e poi invece si è rivolta ad un altro. Questo è uno dei temi ricorrenti nei testi delle canzoni che desideriamo proporvi stasera. Ma come vi dicevo la melodia è familiare a molti di noi anche perché è stata utilizzata, nella seconda metà del Novecento, da cantautori pop come Elvis Presley e Demis Roussos

Il nostro concerto nasce dall’incontro di Francesca e Nicola, due musicisti che hanno incrociato i loro percorsi sulla base di caratteristiche e passioni comuni: Francesca Bortoli è una cantante cross-over, come sentirete ha infatti uno stile di canto che incontra il gusto e la sensibilità pop con una impostazione classica; proprio ciò che cercavo io, musicista specializzato nel repertorio classico, strumentale e vocale, abituato a suonare Bach, Mozart, Beethoven, ma molto affascinato da un certo repertorio pop, in particolare quello degli anni Sessanta del Novecento, perché ammirato dalla bellezza poetica dei testi e dalla raffinatezza musicale (che forse ai giorni nostri abbiamo perduto), spinto quindi a questo repertorio da motivi musicali oltre che di storia intima personale. Ma lasciamo spazio alla musica! 

L’amore può essere vissuto come qualcosa di fuggevole: Io t’ho amato sempre, non t’ho amato mai, canta Fabrizio De Andrè nella bellissima canzone Amore che vieni amore che vai, del 1966.

Ma ad ogni nuovo incontro speriamo di aver trovato l’amore quello vero, come canta il testo di Antonio Amurri, musicato con estrema finezza armonica da Bruno Canfora nel 1968 per la voce straordinaria di MinaVorrei che fosse amore.

Mi sono innamorato di te,
perché non avevo niente da fare, il giorno volevo qualcuno da incontrare. la notte volevo qualcosa da sognare:
pensate che questi versi stupendi di Luigi Tenco, in questa celebre canzone del 1962, furono oggetto di critiche e di tentativi di censura, da parte di moralisti che, leggendo solo le prime frasi, non ne avevano capito assolutamente la struggente forza poetica, anche in questo caso sostenuta da una melodia indimenticabile.

Quando ci pare di aver veramente trovato l’anima gemella, ecco che il nostro cuore esplode in un entusiasmo incontenibile: Io non ti conosco, io non so chi sei, so che hai cancellato con un gesto i sogni miei, sono nata ieri nei pensieri tuoi, eppure adesso siamo insieme. Insieme, uno dei capolavori della formidabile coppia Mogol-Battisti, immortalato da Mina nel 1970.



Un amore così grande ed assoluto che addirittura sembra avvicinare i due amanti a Dio, al di sopra di ogni contingenza terrena: questo ci dice la canzone Amor mio, ancora di Mogol e Battisti e ancora per la voce di Mina. Ed io, musicista classico come vi ho detto, sono ammirato dalla ricercatezza della creazione musicale del grande Lucio Battisti.

Altro grande poeta, di vena spiccatamente mediterranea, Domenico Modugno: dopo aver rivoluzionato la canzone italiana con Volare nel 1958, vinse altre tre volte il Festival di Sanremo, realizzando il quarto successo con la dolcissima Dio, come ti amo nel 1966. Anche questo testo è una fioritura di immagini poetiche incastonate in una bellissima melodia, preceduta da una sorta di recitativo, proprio come avveniva nello stile classico. Ed anche in questo caso la canzone vuole esprimere la quasi inesprimibile ebbrezza di un amore assoluto.

Come avete notato, le nostre esecuzioni possono definirsi cross-over: nelle nostre trascrizioni, infatti, abbiamo un po’ rievocato lo stile della romanza ottocentesca per canto e pianoforte, pur tenendo ben presenti gli arrangiamenti che hanno reso famose queste canzoni. Perciò vi propongo ora una celebre romanza di fine Ottocento, di quel Francesco Paolo Tosti che fu forse il più famoso autore dell’epoca in questo genere: e senz’altro noterete l’affinità stilistica con le canzoni che vi stiamo proponendo, come se in qualche modo derivassero da quel genere più antico. Ecco a voi dunque Malìa, di Francesco Paolo Tosti, in una versione per solo pianoforte.

Quando sei qui con me questa stanza non ha più pareti, ma alberi:
avete già riconosciuto i versi celebri del primo grande successo di Gino Paoli, Il cielo in una stanza, del 1960, che tra l’altro fu anche il primo grande successo di Mina. Una canzone che si dice fosse ispirata ad un incontro con una prostituta: quelle situazioni di degrado che possono produrre anche, imprevedibilmente, poesia, perché, come canterà De Andrè alcuni anni dopo, può accadere che dal letame nascono i fior.



L’amore ci porta a sognare, ricordare, quasi dimenticando tutto ciò che ci sta attorno, un coinvolgimento emotivo Senza fine, come canta Gino Paoli in questa altra celebre canzone, del 1961, che ci ricorda un’altra grandissima cantante, Ornella Vanoni.

Ma non sempre le cose vanno come vorremmo, o come sogniamo: ecco allora la speranza che non vuole cedere alla disillusione e preferisce scontrarsi con lo scacco, come racconta la canzone L’appuntamento, altro celebre successo della Vanoni, del 1970, in questo caso tratto da un precedente del repertorio sudamericano, con il suo caratteristico ritmo, e con un crescendo di intensità emotiva sottolineato dal salire progressivo della tonalità.

E così, tra appuntamenti mancati, tradimenti sofferti, o lo scemare stesso della passione, il poeta a volte giunge alla sconsolata disillusione, come ci ricorda Fabrizio De Andrè con la bellissima Canzone dell’amore perduto, del 1966. Ed è interessante notare, per il nostro discorso cross-over, che in questo caso la musica è tratta da un compositore barocco del Settecento tedesco, Georg Philipp Telemann: una melodia meravigliosa, che evidentemente attraversa i secoli!

Disillusione ci racconta anche Umberto Bindi, nella canzone La musica è finita, del 1967, anch’essa resa celebre dalla voce sensuale di Ornella Vanoni. Già il titolo sembra la metafora di qualcosa che non riusciamo a fermare. Ricordiamo che Bindi, come De Andrè, Paoli e Tenco, appartiene a quella cosiddetta “scuola genovese” che ha regalato tante perle meravigliose al repertorio della canzone degli anni Sessanta.

Il nostro concerto si conclude con la canzone che ne dà il titolo: ancora Umberto Bindi, in questo pezzo raffinatissimo del 1960, che rievoca la dolcezza del primo incontro, che si immagina avvenga proprio ad un concerto, e nel quale si scopre una segreta affinità, sulla quale, chissà, si potrebbe costruire qualcosa, qualcosa che proprio la musica può rafforzare con la sua forza suggestiva.

Vi proponiamo come bis un altro successo della coppia Mogol-Battisti, che ci permette di ricordare un altro grande protagonista di quegli anni, Bruno Lauzi, che la cantò spesso. Amore caro, amore bello.




VI ASPETTIAMO !

LUNEDI' 14 LUGLIO 2025 A MOLVENO
DOMENICA 17 AGOSTO 2025 A FOLGARIA

mercoledì 26 febbraio 2025

Lezione di accompagnamento pianistico: lettura a prima vista di un vocalizzo del Concone


 
Accompagnamento pianistico
Uno degli aspetti più importanti e più qualificanti nel mestiere di pianista accompagnatore (ossia Maestro CollaboratoreMaestro Sostituto) è la capacità di lettura a prima vista, che è una richiesta dei cantanti con cui dobbiamo lavorare. Per parecchi pianisti, anche molto bravi nel repertorio solistico, questo sembra un ostacolo difficile da superare. In questo breve post, collegato ad un video del mio canale YouTube, dimostro che l'abilità si può esercitare e migliorare.

Prendo ad esempio un vocalizzo del Concone, tratto da Cinquanta Lezioni op. 9, nella versione per voce acuta; scelgo il numero 9, che è nella tonalità di La bemolle Maggiore.

Chiarisco l'importanza dell'analisi armonica per sviluppare la capacità di lettura a prima vista.

E' importante anche saper leggere con la voce la parte vocale, seguendo la musica con il gesto direttoriale ed  interpretando con fraseggio adeguato.

Si darà la dovuta importanza ai respiri: cantando, sarà ancora più semplice seguire i respiri sia sotto l'aspetto fisiologico che sotto l'aspetto della corretta espressione musicale; tutto ciò sarà poi utile per l'esecuzione dell'accompagnamento.

Notiamo che le competenze del Maestro Collaboratore sono necessarie anche per aiutare il cantante nella corretta esecuzione del ritmo, nell'intonazione e nel fraseggio.

La lettura al pianoforte dell'accompagnamento sarà realizzata dapprima eventualmente a mani separate, iniziando dalla sinistra che, avendo il basso dell'armonia, costituisce la parte più importante sulla quale si appoggerà l'esecuzione del cantante.

Seguirà lo studio della mano destra. Occorre evidenziare soprattutto i cambi di posizione e le alterazioni transitorie.

Accompagnamento pianistico

I due aspetti fondamentali della lettura a prima vista sono la pulsazione ritmica e l'analisi armonica.

Dopo la lettura a mani unite, si potrà già provare ad accompagnare una persona cantante. Terremo presente di sostenere le dinamiche proposte al cantante e di seguire i respiri.

Infine si proverà a cantare la parte vocale, anche "accennando", ed anche trasportando un'ottava sotto se la tessitura non è conforme alla propria vocalità, dapprima a cappella, poi suonando l'accompagnamento

Ti invito a guardare il video, nel quale si possono ascoltare anche gli esempi al pianoforte.



giovedì 13 febbraio 2025

Lezione di accompagnamento pianistico: lettura a prima vista dal "Don Giovanni" di Mozart

 

Ah chi mi dice mai
Uno degli aspetti più importanti e più qualificanti nel mestiere di pianista accompagnatore (ossia Maestro Collaboratore, Maestro Sostituto) è la capacità di lettura a prima vista, che è una richiesta dei cantanti con cui dobbiamo lavorare. Per molti pianisti, anche molto bravi nel repertorio solistico, questo sembra un ostacolo difficile da superare. In questo breve post, collegato ad un video del mio canale YouTube, dimostro che l'abilità si può esercitare e migliorare.

Prendo ad esempio la prima aria di Donna Elvira, "Ah! chi mi dice mai", dal primo atto del "Don Giovanni" di Mozart. Si tratta di un'aria non facilissima per l'accompagnamento, ma con alcuni accorgimenti, soprattutto riguardo il ritmo e l'armonia, si può conseguire un buon risultato anche in una lettura a prima vista. 



Altra cosa sarà l'esecuzione in pubblico dell'aria: in questo caso le semplificazioni suggerite per la lettura a prima vista saranno sostituite da uno studio accurato della parte pianistica.

Nella introduzione dell'orchestra troviamo subito dei passaggi veloci in sedicesimi a doppie note: si possono ovviamente semplificare, eseguendo solo la voce superiore, ed in tal modo non si altera il disegno musicale fondamentale; tuttavia, anche l'esecuzione in doppie note è realizzabile e produce un effetto più ricco. Quindi suggerisco la semplificazione per la lettura a prima vista e lo studio delle doppie note per l'esecuzione in pubblico.  


Nel seguito dell'introduzione troviamo una scala veloce discendente di Mi bemolle Maggiore e questa fa parte del bagaglio di competenze già acquisite da ogni pianista.


Successivamente, dopo l'entrata della cantante, troviamo dei tremoli veloci, che risultano più facili se abbiamo chiarezza riguardo la successione degli accordi.



Troviamo poi quartine veloci in trentaduesimi, che procedono per gradi congiunti, e un ritmo sincopato.


Infine le ottave legate (corrispondenti alle frasi interlocutorie di Don Giovanni e Leporello): anche in questo caso, soprattutto nella prima vista, si può semplificare, eseguendo il suono singolo. Raccomando però lo studio delle ottave legate, con opportuna diteggiatura, per l'esecuzione in pubblico.


Ti invito a guardare il video, nel quale si possono ascoltare anche gli esempi al pianoforte.

domenica 5 gennaio 2025

Un ricordo di Nino Rota

Francesco Lombardi

 Ho ricevuto in regalo, per Natale, una bella monografia su Nino Rota (1911-1979), scritta da Francesco Lombardi e pubblicata lo scorso novembre per Feltrinelli.

Si tratta di una bella ricognizione sulla vita e l'opera di questo geniale compositore, che ha segnato la storia della musica da film grazie alle sue celebri collaborazioni con i maggiori registi del suo tempo, in particolare Fellini e Coppola.

Ma, oltre a ciò, un Maestro mai dimenticato nella città di Bari, che aveva eletto a sua seconda patria, lui milanese di nascita, romano ed anche un po' americano per formazione.

Il libro contiene molti spunti interessanti che vorrei approfondire nei miei prossimi post. Parto innanzitutto dai miei ricordi personali: quando ero ragazzino, nel 1970, avendo vissuto per tre anni a Bari con la mia famiglia, ebbi occasione di incontrarlo e salutarlo, in occasione di un saggio del mio amico e giovanissimo maestro Adriano Cirillo, che si tenne nel Palazzo della Provincia sul bellissimo lungomare di Bari. Rota infatti era anche questo: nonostante fosse un compositore di fama mondiale, non trascurava affatto i suoi impegni come direttore del Conservatorio e ne seguiva anche i saggi degli allievi. Anche per questo motivo tutte le persone che ho conosciuto a Bari lo ricordano con grande affetto. In anni più recenti, ho insegnato in quel Conservatorio e ho seguito riunioni e prove musicali nell'Auditorium a lui dedicato.

Rabindranath Tagore

Un altro ricordo personale è la lirica da camera posseduta da mia nonna nella sua biblioteca musicale, un testo di Rabindranath Tagore, Perché si spense la lampada?, pubblicato nel 1924 da Ricordi.




Giovanni Rinaldi
Lo spartito indica l'autore Nino Rota Rinaldi (Rinaldi era il cognome della madre, Ernesta, figlia del compositore Giovanni Rinaldi) e precisa: "nato il 3 dicembre 1911": il musicista non aveva dunque ancora compiuto 12 anni!

Liriche da camera di Nino Rota

Ciò si evince dalla data posta in fondo alla lirica, "Pesaro 2 agosto 1923". Ma la scrittura vocale e pianistica esprime già la maestria di un compositore maturo!

Perché si spense la lampada

E la mia nonna, sempre aggiornata sulle novità, acquistò lo spartito il 17 luglio 1925.

sabato 7 dicembre 2024

La forza del destino di Verdi

Giuseppe Verdi

La prima del Teatro alla Scala del 7 dicembre 2024 è dedicata a questa opera di Giuseppe Verdi, su libretto di Francesco Maria Piave, che fu rappresentata per la prima volta a San Pietroburgo 10 novembre 1862 e poi, in prima italiana, proprio alla Scala il 27 febbraio 1869, una versione in parte modificata, anche grazie al contributo del librettista Antonio Ghislanzoni.

Nonostante il legame stretto tra il teatro milanese e questo capolavoro, essa mancava dal cartellone dal lontano 2001 (direttore Gergiev) e, come prima della stagione, addirittura dal 1965 (direttore Gavazzeni).

Si tratta di un'opera della maturità del Maestro, successiva a "Simon Boccanegra" e a "Un ballo in maschera", precedente gli ultimi quattro capolavori, "Don Carlo", "Aida", "Otello" e "Falstaff".

Certamente il compositore tenne presente il gusto dei committenti, nel creare un vasto affresco che, accanto alla vicenda principale, muove parecchie situazioni secondarie, con masse, personaggi, digressioni varie. Come un romanzo. La storia è semplice, lineare, tra amore contrastato, maledizione e vendetta; e intorno ad essa si muove tutto un contorno di personaggi minori, grotteschi, mediocri ed anche comici: Preziosilla, Trabuco, e soprattutto fra Melitone, che anticipano le atmosfere di "Falstaff", l'approdo saggio e disincantato dell'ultimo Verdi: "Tutto nel mondo è burla".

La celebre Sinfonia introduttiva è costruita come fantasia sui temi principali dell'opera, come ho esposto nel mio breve short di YouTube, che vi invito a vedere a questo link.

La forza del destino
Per la pagina più celebre, l'emozionante "Vergine degli angeli" alla fine del secondo atto, consiglio senz'altro la storica interpretazione di Renata Tebaldi (qui nella foto di scena con Franco Corelli, straordinario nel ruolo di Alvaro): in rete si trova d esempio un video ripreso da Napoli nel 1958; e c'è una bella incisione discografica, sempre con la Tebaldi ma con altro cast; in una intervista successiva, l'Artista espresse tutta la sua ammirazione per quest'opera, che definì "un godimento per l'anima".