Occorre distinguere differenti abitudini a seconda del repertorio. Ad esempio, nella musica operistica la pratica del trasporto non è molto frequente, sia per motivi pratici (occorre trasportare la parte di tutti gli strumenti d'orchestra), sia per non alterare la continuità della musica nella successione delle varie scene (in molti casi retta da precise logiche tonali), sia infine per tradizione consolidata: le arie sono familiari al pubblico nelle tonalità originali e perciò immaginate per un certo tipo di vocalità. Ciò non toglie che accada a volte di trasportare brani operistici, soprattutto quando sono eseguiti come pezzi staccati nell'ambito di concerti: in particolare, ovviamente, quando le arie d'opera sono accompagnate al pianoforte. Così ci è capitato di suonare la parte strumentale dell'arioso di Rodolfo, "Che gelida manina", nella "Bohème" di Puccini, in Do Maggiore anziché nella tonalità originale di Re bemolle, perciò mezzo tono sotto, rendendo quindi meno rischiosi i salti nel registro acuto. Tuttavia si tratta di casi eccezionali e non consigliabili.
Va anche ricordato che il riferimento alla frequenza dei suoni si è progressivamente alzato, passando dall'antico 415 Hz per il 'la' centrale al 440 stabilito normativamente alla metà del XX secolo ed ora anche oltre. Secondo il grande Giuseppe Verdi, l'intonazione ideale sarebbe a 432 Hz. In ogni caso, i cantanti, come gli strumentisti, si sono progressivamente abituati (più o meno forzatamente) a questa tendenza ad elevare la frequenza di riferimento.
Molto più frequente il caso del trasporto nella musica vocale da camera: in questo ambito si da per scontato che voci di tessitura diversa possano eseguire lo stesso pezzo. Accade così che uno stesso Lied di Schubert, ad esempio, possa essere eseguito non solo indifferentemente da voce maschile o femminile (con alcune limitazioni determinate da specifici contenuti del testo), ma anche da voci di tessitura diversa, tanto è vero che sono reperibili edizioni stampate in almeno tre tessiture: per voce acuta (soprano o tenore), per voce media (mezzosoprano o baritono) e per voce grave (contralto o basso). Di solito sono reperibili dunque tre tonalità differenti per ogni Lied, tuttavia può darsi il caso di cantanti che, per un singolo pezzo, desiderino tonalità ancora differenti, il che rende necessario il lavoro di trasposizione tonale.
Infine c'è il caso della musica pop, a partire dai classici songs di Gershwin, fino alle produzioni dei cantautori più recenti: anche in questo caso è utile realizzare un trasporto tonale per adattare il pezzo alla tessitura della singola voce cantante.
In un successivo post riporterò alcuni esempi.
In conclusione, in un certo tipo di repertorio è normalissimo adattare la musica alla propria tessitura.
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