martedì 2 gennaio 2024

Il mio ricordo di Gianni Rugginenti

Rugginenti

Gianni Rugginenti
è stato un grande editore musicale ed io ho avuto l'onore e il piacere di conoscerlo e di apprezzarne da vicino le straordinarie qualità umane. Non è stato soltanto un imprenditore che mi ha dato fiducia e che ha risposto con efficace attenzione alle mie proposte di pubblicazione; è stato qualcosa di più e di molto più importante: l'incontro con lui mi ha dato la possibilità di verificare, tramite la sua testimonianza, che si può essere uomini di successo e di fortuna senza perdere la propria autenticità. Pur avendolo incontrato in un numero relativamente piccolo di occasioni e (purtroppo) solo negli ultimi anni, posso senza dubbio affermare di aver trovato in lui un amico, di cui conserverò un significativo ricordo nel mio cuore.

E' venuto a mancare lo scorso 21 settembre, all'età di 77 anni, ma io ho saputo la notizia con grande ritardo, ne sono venuto a conoscenza solo il giorno di Natale. Non mi vergogno affatto a confessare che la tristissima notizia mi ha commosso fino alle lacrime.

Avevo avuto un sospetto di questo, perché circa un mese fa lo avevo "taggato" su un social, per esprimergli la mia riconoscenza, e lui non aveva risposto, cosa che mi era parsa strana, conoscendo la sua istintiva empatia.

Alcuni anni fa avevo deciso di contattarlo per fargli una proposta di pubblicazione editoriale; avevo immaginato che avrei conosciuto uno dei tanti manager affermati, con i quali, nel migliore dei casi, si instaura un rapporto di formale collaborazione, nel quale spesso il proponente viene un po' guardato dall'alto in basso, soprattutto se non ha già una referenza consolidata.

Rugginenti

La mia sorpresa fu già al primo contatto telefonico e fu poi confermata nell'incontro che avvenne nel suo ufficio di corso Venezia a Milano. Non fui accolto da un freddo manager, bensì da una persona di eccezionale affabilità, che subito mi mise a mio agio. Conobbi così il celebre sorriso che ha dato spunto anche al titolo della sua biografia.

Nella bella sala di ricevimento, dove ammiravo un bel pianoforte a coda, ci sedemmo non ai due lati opposti di una scrivania, bensì ad un tavolo tondo che aiutava subito a ridurre le distanze formali e ad instaurare un rapporto di comunicazione aperta e sensibile. Con grande attenzione egli ascoltò le mie proposte e iniziò quindi a prendere appunti su una agenda.  

Uno degli aspetti che più mi colpì fu un dettaglio che può sembrare insignificante: passando dal salone una impiegata della sua azienda, egli, dopo avermela presentata, le chiese il favore di prepararci due caffè e ci tenne a precisare che tale richiesta non era certo un obbligo di mansione della sua dipendente. Un piccolo dettaglio, quindi, che però mi fece capire lo stile dei rapporti umani che si respirava in quell'ambiente. Così come il suo accompagnarmi personalmente fino all'ascensore o addirittura, in occasioni seguenti, al portone del pianoterra. 

Nei successivi incontri che seguirono a questo primo la nostra conoscenza si approfondì e andò a toccare i temi a lui più cari, la sua fede, la militanza nell'Azione cattolica, che si intrecciavano con le mie esperienze, pur differenti; un dialogo sollecitato anche da una Appendice che avevo inteso aggiungere al mio testo: intitolato Musica e Bibbia nella scuola primaria, questo mio scritto rappresenta uno dei lavori ai quali tengo maggiormente e per questo motivo avevo pensato di inserirlo in coda al mio libro.

Pedagogia musicale

Il grande editore si era messo a disposizione dell'ultimo arrivato tra i suoi autori, seguendo passo passo la nascita del mio libro ed esprimendo il desiderio di approfondire con attenzione e con estrema cura, ma anche con grande semplicità e fiducia, il completamento del lavoro.

Abbiamo continuato ovviamente a darci del  "lei", come si è sempre usato fra persone perbene, che si stimano e si apprezzano, ma non per questo si considerano al livello di compagni di scuola o di merende; non quindi il "tu" così generalizzato e banalizzato, con la sua evidente derivazione dallo "you" americano; e tuttavia posso senz'altro affermare di avere trovato in lui un vero amico.

In uno dei nostri ultimi incontri mi salutò dicendo: "Sta già pensando al prossimo libro?". Sono segni di incoraggiamento che fanno bene, e non costano nulla. Però spesso si lesinano, forse per la paura di inorgoglire troppo l'interlocutore. Ma lui evidentemente non si preoccupava di queste formalità, la sua empatia lo portava d'istinto a capire cosa avrebbe fatto star bene la persona che aveva di fronte.

Ci sono coincidenze che forse non sono tali, volendo approfondirne i significati: ad esempio, tantissimi anni fa, più di quaranta, avevo ascoltato con entusiasmo quel gruppo di medici milanesi, riuniti sotto il nome di "Mnogaja Leta" (che è una formula augurale della liturgia bizantina) e che cantavano gli spirituals afroamericani: solo molto recentemente ho scoperto la grande amicizia che li legava a Rugginenti. Se poi penso che il Mnogaja Leta si ispirava esplicitamente al Golden Gate Quartet, che mio padre amava molto e mi faceva ascoltare da bambino; e che per molti anni si è esibito nella rassegna estiva di Caldonazzo, dove io ho trascorso le vacanze di questi giorni, il cerchio delle coincidenze non casuali si chiude in modo perfetto: c'è una logica, una logica superiore, spirituale, la stessa in cui credeva Rugginenti. 

Volontè editore

Si dibatte spesso sul valore della fede, e spesso lo si denigra, anche con qualche ragione, quando la fede diventa solo ripetizione meccanica di abitudini familiari o sociali, oppure rappresenta una risposta facile ad interrogativi che si vogliono chiudere senza approfondimento. Ben altra cosa è la fede autentica, quella che sostanzia la vita di una persona e la rende effettivamente più umana. La fede di Rugginenti era autentica e profonda, e questo si avvertiva non tanto e non solo dalle sue esplicite affermazioni, ma anche e soprattutto dallo stile di vita e dalle relazioni che sapeva instaurare con le persone che incontrava, fossero esse i suoi dipendenti, oppure i suoi autori più acclamati (Bastien, Surian, Fadini, e tantissimi altri) o anche l'ultimo arrivato nella sua Casa, come è capitato anche a me.

Una grande testimonianza, dunque, che conserverò per sempre nella mia memoria, come esempio e anche come incoraggiamento, nei momenti in cui anche a me a volte sembra che tutti siano cattivi e disumani: per ricordarmi che questa generalizzazione non è vera.

Rugginenti

Grazie, dunque, carissimo Gianni Rugginenti, anche per quell'ultimo messaggio che ci siamo scambiati in una chat: avendo lui pubblicizzato, con discrezione e simpatia, il volume che racconta la sua vita, io gli scrissi che senz'altro l'avrei comprato, e lui mi rispose con un "Grazie, Professore!", seguito da un cuore, un simbolo assai abusato nella nostra epoca, ma che ritrova il suo autentico significato se mandato da una persona autentica, come era lui.


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