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giovedì 13 febbraio 2025

Lezione di accompagnamento pianistico: lettura a prima vista dal "Don Giovanni" di Mozart

 

Ah chi mi dice mai
Uno degli aspetti più importanti e più qualificanti nel mestiere di pianista accompagnatore (ossia Maestro Collaboratore, Maestro Sostituto) è la capacità di lettura a prima vista, che è una richiesta dei cantanti con cui dobbiamo lavorare. Per molti pianisti, anche molto bravi nel repertorio solistico, questo sembra un ostacolo difficile da superare. In questo breve post, collegato ad un video del mio canale YouTube, dimostro che l'abilità si può esercitare e migliorare.

Prendo ad esempio la prima aria di Donna Elvira, "Ah! chi mi dice mai", dal primo atto del "Don Giovanni" di Mozart. Si tratta di un'aria non facilissima per l'accompagnamento, ma con alcuni accorgimenti, soprattutto riguardo il ritmo e l'armonia, si può conseguire un buon risultato anche in una lettura a prima vista. 



Altra cosa sarà l'esecuzione in pubblico dell'aria: in questo caso le semplificazioni suggerite per la lettura a prima vista saranno sostituite da uno studio accurato della parte pianistica.

Nella introduzione dell'orchestra troviamo subito dei passaggi veloci in sedicesimi a doppie note: si possono ovviamente semplificare, eseguendo solo la voce superiore, ed in tal modo non si altera il disegno musicale fondamentale; tuttavia, anche l'esecuzione in doppie note è realizzabile e produce un effetto più ricco. Quindi suggerisco la semplificazione per la lettura a prima vista e lo studio delle doppie note per l'esecuzione in pubblico.  


Nel seguito dell'introduzione troviamo una scala veloce discendente di Mi bemolle Maggiore e questa fa parte del bagaglio di competenze già acquisite da ogni pianista.


Successivamente, dopo l'entrata della cantante, troviamo dei tremoli veloci, che risultano più facili se abbiamo chiarezza riguardo la successione degli accordi.



Troviamo poi quartine veloci in trentaduesimi, che procedono per gradi congiunti, e un ritmo sincopato.


Infine le ottave legate (corrispondenti alle frasi interlocutorie di Don Giovanni e Leporello): anche in questo caso, soprattutto nella prima vista, si può semplificare, eseguendo il suono singolo. Raccomando però lo studio delle ottave legate, con opportuna diteggiatura, per l'esecuzione in pubblico.


Ti invito a guardare il video, nel quale si possono ascoltare anche gli esempi al pianoforte.

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Ulteriori contenuti sono disponibili a questo link 


Per contatti scrivi a maestrosfredda@gmail.com

venerdì 22 marzo 2019

Massimo Mila, Lettura delle Nozze di Figaro

Massimo Mila Lettura delle Nozze di Figaro
Massimo Mila (1910-88) fu un grande musicologo e critico. Nato a Torino, fin dagli anni giovanili fu in contatto con personaggi importanti della cultura italiana, come Pavese, Ginzburg, Bobbio, Einaudi. Antifascista, patì il carcere. Fu anche traduttore dal tedesco di importanti opere letterarie, ad esempio da Goethe e da Hermann Hesse.

Massimo Mila Lettura delle Nozze di Figaro
Tra i suoi lavori musicologici, nei quali sapeva unire la profondità del pensiero con la semplicità e la chiarezza di una esposizione sempre piacevole e affabile, vorrei ricordare oggi "Lettura delle Nozze di Figaro", che Einaudi pubblicò nel 1979 nella celebre collana "Piccola Biblioteca", dedicata all'arte, all'architettura, al teatro, al cinema e alla musica.

Si tratta di un ciclo di lezioni tenute nell'anno accademico 1969-70 per gli studenti dell'Università di Torino. Il sottotitolo esprime la chiave interpretativa dell'autore: "Mozart e la ricerca della felicità".

Massimo Mila Lettura delle Nozze di Figaro
Il capolavoro mozartiano (tratto come ben noto dalla commedia di Beaumarchais, adattata per l'opera in musica da Lorenzo Da Ponte e rappresentata a Vienna nel 1786) è inquadrato nel contesto dell'evoluzione del teatro musicale del Settecento, di cui Mozart rappresenta l'espressione più alta.

Mila inquadra l'opera del genio di Salisburgo nel contesto del Settecento musicale, nel progressivo maturare ad una concezione più moderna del teatro: si tratta del superamento dell'antica distinzione tra opera seria e opera buffa, nella quale il genere serio rappresentava una sorta di "opera-concerto", puro pretesto per la fioritura di meravigliose arie, e l'opera buffa era fondata su caratteri tipicizzati e stereotipati. La riforma di Gluck non aveva inteso perseguire la sostituzione del melodramma serio con altro ideale drammatico, ma solo un intento di ripulirlo dagli abusi, in particolare derivanti dal virtuosismo dei cantanti.

Massimo Mila Lettura delle Nozze di Figaro

L'evoluzione dell'opera comica, verso la metà del secolo, era consistita nella maggiore osservazione della vita e dei caratteri psicologici. La staticità lasciava il posto al dinamismo, in particolare nei concertati, nei quali i vari personaggi si confrontano in dialogo serrato, interagiscono, si scontrano. Lo stesso Da Ponte, nelle sue "Memorie", definì il finale d'atto "una specie di commediola o di picciol dramma da sé ... in questo principalmente deve brillare il genio del maestro di cappella, la forza de' cantanti, il più grande effetto del dramma ... e trovar vi si deve ogni genere di canto". Così fece Mozart negli straordinari Finali del II e del IV atto delle "Nozze". Il Finale II, ad esempio, "ingloba cinque scene ... e dà luogo a otto pezzi musicali distinti, ma susseguentisi senza interruzione, quando non addirittura concatenati e confluenti l'uno nell'altro" (Mila, p. 93).

L'opera comica aveva già conosciuto un'importante evoluzione con i lavori di Piccinni, Cimarosa, Paisiello, nell'accoglimento di nuovi contenuti (sentimentali, patetici, perfino tragici) e di conseguenza "un più denso e articolato pensiero musicale" (p. 13).

Massimo Mila Lettura delle Nozze di Figaro
Nella riduzione librettistica di Da Ponte si nota una attenuazione della polemica politica di Beaumarchais, pur mantenendone l'assunto di fondo: il punto di vista che privilegia l'evoluzione sociale e culturale del Terzo Stato di fronte alla decadenza dell'aristocrazia. Limitando il contenuto più manifestamente politico, secondo il Mila, Mozart "spoglia la trama di gran parte della sua 'attualità', per portarla in quell'eterno sempre valido dove vivono i capolavori" (p. 20): la rappresentazione della "eterna ricchezza della vita dell'uomo, visto in una luce di superiore umorismo ironico", come già aveva evidenziato il grande studioso di Mozart, Hermann Abert (1871-1927), nella sua monumentale monografia del 1919-24.

Massimo Mila Lettura delle Nozze di Figaro
I personaggi ci appaiono in un perpetuo movimento, nel quale si spiegano sempre nuovi aspetti del loro carattere concreto, mobile, cangiante e imprevedibile, come la vita stessa. La forza motrice che genera questo movimento è l'amore: non a caso l'opera si conclude con la soluzione di quattro diversi accoppiamenti: Susanna con Figaro, la Contessa riconciliata con il Conte, Cherubino con Barbarina, Marcellina con Don Bartolo.

Già nella Ouverture strumentale introduttiva, come ci ricorda il Mila citando Abert, "è stato messo in musica ... il naturale, sfrenato impulso vitale nel suo aspetto sereno, di gioia dell'esistenza. Tutto è movimento alla più alta potenza, in questo pezzo". Perciò il MIla sottolinea che l'Ouverture "prefiguri e compendi il significato stesso dell'opera" (pp. 28-29).

Massimo Mila Lettura delle Nozze di Figaro
"Le Nozze di Figaro" non rappresentano dunque più un esempio di derbkomisch, cioè di comicità cruda, fine a se stessa, satirica, caricaturale, bensì un preannuncio del concetto romantico di ironia, inteso come la rappresentazione della condizione umana (gioia e sofferenza), alla quale l'autore partecipa personalmente, coinvolgendo anche il pubblico e conducendolo verso la sfera alta della compassione, senza peraltro indulgere al sentimentalismo e alla retorica, ma quasi dissimulando. L'ironia mozartiana viene definita dal Mila col termine litote, che in retorica consiste nell'attenuazione dell'enfasi, ottenuta mediante negazione del contrario (ad esempio: "non sto molto bene", anziché "sto male"), al fine di eufemismo o anche di ironia. La litote mozartiana è per Mila il "pudore espressivo, la sensibilità acuta di quello che si può dire e di quello che deve soltanto essere accennato, suggerito; il riserbo, il rifiuto delle grandi parole, e della retorica che così facilmente vi si annida" (p. 182).

Massimo Mila Lettura delle Nozze di Figaro
Tutto ciò conduce all'espressione di un preciso messaggio morale, che consiste in una generale, grandiosa assoluzione, in un affettuoso abbraccio di solidarietà umana, di reciproca comprensione, culminante nella richiesta di perdono rivolta dal Conte alla Contessa e all'accoglimento da parte di lei. Il Finale IV è visto dal Mila come "una svolta storica nella concezione poetica della notte, e fa da cerniera tra il superficiale edonismo settecentesco e la suggestiva concezione romantica". Con la risposta della Contessa alla richiesta di perdono del Conte "di colpo ci troviamo trasferiti in un clima religioso ... è un corale religioso, pieno di devozione e di fervore ... che proclama la suprema aspirazione dell'anima di Mozart ... che si appoggiava disperatamente al mito della felicità, all'età dell'oro, del paradiso terrestre che deve ritornare, cancellandosi attraverso la bontà e l'indulgenza le tracce del peccato originale" (p. 177).

La "religione" che Mozart intende esprimere, chiarisce il Mila, è dunque la ricerca della felicità, secondo la concezione giusnaturalistica teorizzata da Locke e poi dagli illuministi francesi. Il nostro critico collega acutamente questa teoria con il pensiero moderno di Sigmund Freud, espresso in particolare nel saggio "II disagio della civiltà" ("Das unbehagen in der Kultur", 1930). La ricerca del paradiso terrestre, secondo Freud, è contrastata dal nostro corpo, dal mondo esterno e dalle nostre relazioni interpersonali, per cui la felicità si riduce infine solo allo scampare all'infelicità, al sopportare la sofferenza, ad evitare il dolore. Tuttavia, sottolinea il Mila, Mozart sembra rifiutare questo atteggiamento di rassegnazione, così come la sua possibile alternativa nello sfogo dell'aggressività violenta, evidenziando piuttosto un ideale filantropico, bene espresso dalla "gentilezza curvilinea" della sua musica (p. 181). Il punto di arrivo di questa ricerca sarà il "Flauto magico".

Massimo Mila Lettura delle Nozze di Figaro
Il protagonista Figaro è la rappresentazione perfetta di questa poetica teatrale e musicale: il genio di Mozart "non ha accettato di gettare subito Figaro in pieno stile buffonesco". Il fondo pessimistico del suo animo viene a galla, nonostante la buffoneria; è "l'umorismo di chi fa lo spiritoso facendo strazio delle proprie sventure" (pp. 152-153).

Massimo Mila Lettura delle Nozze di Figaro
Susanna, "servetta sbarazzina ... popolana maliziosa, ma onesta" sviluppa nel quarto atto "la sua prerogativa di ragazza sana e naturale, che nell'imminenza delle nozze affretta col pensiero le gioie che l'attendono" (p. 158).

Massimo Mila Lettura delle Nozze di Figaro
"Autentico antagonista" della vicenda, il Conte "per i suoi capricci amorosi è disposto a lottare, a battersi, a commettere ingiustizie e soprusi ... non è un frivolo, non è solo un cavaliere galante in caccia d'avventure ... non è da stupirsi che tale personaggio si sviluppi fin quasi al tragico ... non è mai personaggio di opera buffa" (p. 58). "Due fattori musicali traducono la tempesta di sentimenti che si agita nell'animo del Conte: il frequente mutamento dei tempi ... e l'irrequieta instabilità tonale ... quasi simbolo del suo animo diviso" (p. 123).

Massimo Mila Lettura delle Nozze di Figaro
L'essenza del personaggio della Contessa è, per il Mila, "l'equilibrio nella tenerezza e nella malinconia, l'unitarietà" (p. 68); il suo canto sembra venire "da quel paradiso perduto che è al fondo della poetica mozartiana" (p. 69). "Come annota l'Abert, tanti sentimenti ondeggiano nell'anima della Contessa" e il Mila li elenca, citando l'autorevole collega: "nostalgia, fiducia, presentimento angoscioso, tenera speranza" (p. 70). "Non c'è nella Contessa né violenza né durezza, né rivolta contro la sorte" (p. 71).

Massimo Mila Lettura delle Nozze di FigaroLo straordinario personaggio di Cherubino è "l'adolescente che esce di fanciullezza, e che scopre vagamente, a tentoni, in maniera ancora assolutamente indeterminata, la forza motrice dell'amore ... innamorato di tutte le donne, e più precisamente innamorato dell'amore" (p. 46). Citando Kierkegaard, Mila ci avverte che "in Cherubino ... la sensualità si sveglia ... non come piacere e gioia, bensì come profonda melanconia". E con Abert: "il risveglio dell'amore ancora seminconscio, in un cuore d'adolescente, con tutta la sua emozione febbrile, la sua dolce tortura e la sua intera mancanza di direzione" (p. 47). "In fondo Cherubino sta male, e i grandi ridono di lui, perché sanno benissimo che cos'ha ... è come una firma mozartiana ... autoritratto involontario di chi aveva saputo conservare inalterato il dono della fanciullezza - cioè la capacità e la voglia di giocare - malgrado le più severe prove della vita" (pp. 48-49).

Massimo Mila Lettura delle Nozze di Figaro
Di fronte a questi cinque personaggi straordinari, rappresentati nella complessità di sfaccettature delle persone reali, i comprimari, Bartolo, Basilio, Marcellina, Antonio, Don Curzio, sono i portatori della staticità caricaturale che era tipica dell'opera buffa tradizionale.

Massimo Mila Lettura delle Nozze di Figaro

Mentre in Barbarina il Mila riconosce la "solitudine infantile nel mondo dei grandi", collegandola ad esperienze molto più recenti di teatro musicale, citando un esempio dall'opera di Debussy.

Il grande musicologo ci conduce passo, scena dopo scena, nella "lettura" avvincente di questo capolavoro mozartiano, trionfo della bellezza, nel quale ognuno e ognuna di noi ancora oggi può rispecchiarsi e trovare qualcosa di se stesso.

lunedì 25 febbraio 2019

Un clarinetto concertante nella "Clemenza di Tito" di Mozart

Wolfgang Amadeus Mozart
Nell'ultimo anno della sua vita (1791) Mozart  produsse due opere teatrali: tra queste, "Il flauto magico" è uno dei suoi capolavori più conosciuti, molto importante anche per gli sviluppi successivi del teatro musicale tedesco. Meno famosa, "La clemenza di Tito" rappresenta il tentativo del compositore di recuperare la tradizione dell'opera su testi del Metastasio: del poeta italiano è infatti il libretto, risalente addirittura al 1734 e riveduto per l'occasione da Caterino Mazzolà. Un giudizio molto efficace su quest'opera è dato da Mario Baroni (in Autori vari, Storia della musica, Torino, Einaudi, 1988, p.238): "un'opera seria di stampo metastasiano che offre a Mozart l'occasione di superbe invenzioni musicali calate tuttavia in una trama che non si presta alle sperimentazioni drammaturgiche degli ultimi tempi". 

Tra queste meraviglie incantevoli troviamo sicuramente l'aria di Sesto, "Parto, ma tu ben mio", nel primo atto dell'opera. L'aria è cantata da un personaggio maschile, interpretato da una cantante donna "en travesti", secondo l'usanza antica (nella prima esecuzione fu interpretato da un castrato, Domenico Bedini). Sesto ama Vitellia, figlia del defunto imperatore Vitellio, la quale cospira contro l'imperatore Tito, del quale peraltro è innamorata, mentre lei è amata da Sesto.  Per amore di lei, egli si impegna ad uccidere l'imperatore. Lo svolgimento della vicenda porterà poi al lieto fine che ha dato il titolo all'opera.

Nella scena nona del primo atto Sesto si impegna a vendicare Vitellia, alla quale sembra che l'imperatore abbia preferito un'altra donna: "Arder vedrai fra poco il Campidoglio; e quest'acciaro nel sen di Tito". Vitellia lo incalza: "Ed or che pensi? Dunque corri; che fai? Perché non parti?". L'aria di Sesto esprime la sua volontà di obbedire alla donna che lo seduce e lo ha soggiogato: "Parto; ma tu ben mio, meco ritorna in pace; sarò qual più ti piace, quel che vorrai farò. Guardami, e tutto oblio, e a vendicarti io volo; a questo sguardo solo da me si penserà. Ah, qual poter, oh Dei! donaste alla beltà". 

La meravigliosa invenzione musicale di Mozart prevede l'uso di un clarinetto "obbligato", ossia concertante, una sorta di controcanto che evoca e riverbera il sentimento del personaggio. Il timbro dello strumento, prediletto dal compositore, è particolarmente efficace e coinvolgente: ricordiamo il meraviglioso Concerto K 622, il Trio con viola e pianoforte, il Quintetto con archi, e molti altri passi delle sue opere sinfoniche e teatrali.

Nella prima parte dell'Aria (Adagio "Parto, ma tu ben mio") la dolcezza del timbro del clarinetto sembra inizialmente rappresentare la risonanza interiore di ciò che Sesto va dicendo alla sua amata.

Mozart, clarinetto nella Clemenza di Tito

Già nel seguito di questo Adagio l'impeto passionale del personaggio suggerisce allo strumento la ricercatezza di figurazioni sempre più animate:

Mozart, clarinetto nella Clemenza di Tito

Il seguente Allegro "Guardami, e tutto oblio" è subito introdotto dall'ansioso vortice di note esposte dal clarinetto:

Mozart, clarinetto nella Clemenza di Tito

Alle parole "A questo sguardo solo, a me si penserà" il clarinetto introduce una sorta di secondo tema, insinuante e seducente, quasi giocoso, pur nella tragicità della situazione; ciò ci fa ammirare la sottigliezza psicologica che caratterizza l'invenzione musicale nel teatro di Mozart:

Mozart, clarinetto nella Clemenza di Tito

La parte conclusiva dell'aria è un frenetico rincorrersi e sovrapporsi tra voce e strumento, dapprima in un crescendo progressivo per gradi congiunti:

Mozart, clarinetto nella Clemenza di Tito

Poi con arpeggi sempre più incalzanti:

Mozart, clarinetto nella Clemenza di Tito


Per il pianista accompagnatore si tratta di una pagina meravigliosa e molto impegnativa: occorre studiare le figurazioni del clarinetto con grande cura e precisione; la soddisfazione sarà piena e l'effetto non farà sentire la mancanza del meraviglioso strumento, se il pianista saprà evocarne il fascino e la dolcezza timbrica. Evidentemente, non si tratta di un semplice "accompagnamento", ma piuttosto di un duo concertante tra voce e strumento! In un prossimo post darò maggiori dettagli esecutivi per il pianista.

Consiglio l'ascolto e la visione di un video del 2012 dal Metropolitan (limitato all'Adagio iniziale), con bella regia di Ponnelle e l'ottima interpretazione del mezzosoprano lettone Elina Garanca: https://www.youtube.com/watch?v=GMX-s0L2wLo

Una esecuzione completa dell'aria, dalla stessa cantante in un'altra occasione (senza video dal vivo) si trova al link https://www.youtube.com/watch?v=JiEcdKuWd_s

Oppure possiamo ascoltare Marylin Horne in una interpretazione del 1964: https://www.youtube.com/watch?v=erO0qe24uMo


venerdì 14 dicembre 2018

L'accompagnamento di "Un'aura amorosa"

Così fan tutte
Riassumo qui brevemente una lezione che ho tenuto ieri al Conservatorio di Mantova ad una brava studente proveniente dalla Cina.

La celebre aria di Ferrando, in "Così fan tutte" (1790) di Mozart, è un pezzo di straordinaria bellezza, nel quale il pianista accompagnatore deve sostenere ed assecondare la voce del tenore e le sue intenzioni espressive, guidandolo e suggerendogli la giusta sonorità richiesta al fine di rendere quella soavità ineffabile che è la cifra inconfondibile del genio mozartiano.

Per fare ciò è necessario che il pianista studi con attenzione la partitura d'orchestra, la strumentazione semplice ma ricca di finezze che idealmente, suggestivamente, deve cercare di riprodurre.

Un'aura amorosa. Aria di Ferrando
L'unica battuta iniziale precede l'attacco della
voce, quasi fosse un segnale di apertura. La strumentazione prevede qui tutti gli strumenti utilizzati nell'aria: clarinetti, fagotti, corni e archi. Notiamo la presenza dei clarinetti in vece degli oboi oppure dei flauti, a caratterizzare il clima morbido, la sonorità addolcita e soave che viene poi richiesta al tenore. Il clarinetto esprime appieno la poetica preromantica delle ultime opere di Mozart.

La prima parte dell'aria è accompagnata da una semplicissima figurazione, affidata esclusivamente alla sezione degli archi, con sordino. Ciò implica una indicazione precisa sia per il cantante, sia per il pianista accompagnatore: si tratta del trionfo della morbidezza, nella ricerca di un suono intimo e interiormente coinvolto nella delicatezza dell'espressione affettiva.

Sulla corona il pianista può consigliare al cantante, secondo tradizione, una piccola cadenza in modo improvvisativo, a condizione che essa non alteri minimamente il carattere generale dell'aria con frivolezze ornamentali o, peggio, virtuosistiche che sarebbero del tutto fuori luogo. Si può salire verso l'acuto (sempre con estrema morbidezza) oppure scendere sulla prima ottava e da lì risalire verso la ripresa del tema principale.

Così fan tutte Aria di Ferrando

Nella seconda parte dell'aria essa appare significativamente variata, non solo nella parte del canto, ma anche nella strumentazione: i fiati danno maggiore corpo alle figurazioni. Evidentemente questa variante richiede una maggiore presenza di suono anche nel solista vocale.

Così fan tutte Aria di Ferrando
Ad un certo punto l'orchestra enfatizza la parte del canto, con le figurazioni in sedicesimi, raddoppiate all'ottava, proposte rispettivamente da clarinetti e fagotti e da violini primi e secondi. L'effetto di ogni singola parte strumentale è un legato espressivo, che anche il pianoforte deve riuscire a rendere: il pianista dovrà dunque eseguire le ottave legate, con suono sostenuto ma morbido; potrà certamente aiutarsi con il pedale (molto velocemente cambiato, ad ogni sedicesimo), ma innanzitutto dovrà saper eseguire il legato senza pedale con le sole dita.

Mi sembra evidente che saper suonare bene questo accompagnamento richieda capacità tecniche e sensibilità artistica in tutto analoghe a quelle richieste dal repertorio pianistico del solista.

domenica 14 febbraio 2016

Studio di doppi salti nella musica per pianoforte

Una delle difficoltà che si incontrano spesso nella musica pianistica sono gli spostamenti rapidi, i salti che dobbiamo fare per raggiungere tasti lontani dalla posizione in cui si trova la mano.

Molto spesso il salto è doppio, perché la scrittura prevede di raggiungere un tasto lontano e poi tornare subito alla posizione precedente. 

Ci sono tanti esempi. Io oggi sto studiando una trascrizione per pianoforte della celebre Serenata per archi di Mozart, "Eine kleine Nachtmusik". Si tratta di una bella trascrizione fatta da Ludwig Stark (1831-1884), l'autore del famoso Metodo Lebert und Stark. Ecco l'esempio: 

Lezioni di pianoforte

Come si vede, c'è un doppio salto (evidenziato dal primo riquadro blu) tra il bicordo 'fa diesis-la' nell'ottava centrale, il 'sol' sotto il 'do centrale' e poi il bicordo 'sol-si' nell'ottava centrale. Analogamente nell'altro passaggio, evidenziato dal secondo riquadro blu.

Per studiare bene questi passaggi occorre fissare bene con l'occhio la posizione di arrivo e poi eseguire lo spostamento in modo rapidissimo: come esercizio è utile compiere lo spostamento in modo subitaneo e poi fermarsi davanti al tasto o ai tasti di arrivo. 

E' evidente che il colpo d'occhio è importante, così come la velocità di spostamento del braccio.  

Ecco un altro esempio tratto dallo stesso pezzo; come vedi, la grafica didattica aiuta a focalizzare l'attenzione sul singolo passaggio.  

Metodo per pianoforte

 Con un breve video illustro il meccanismo:


martedì 18 settembre 2012

La forma musicale nel Tema della Sonata K 331 di Mozart

Mozart

Una piccola analisi musicale, utile per capire la musica e suonare bene il pianoforte

Nella forma "Tema con Variazioni", il tema è una breve composizione compiuta, che possiamo chiamare "forma-Lied" (o anche, in italiano, Canzone); la forma-Lied può essere bipartita oppure tripartita.

La forma-Lied più semplice è di solito bipartita, in sedici battute, che possono essere suddivise in due periodi di otto battute ciascuno e ognuno di essi può essere suddiviso in due frasi di quattro battute ciascuno. Perciò: (4+4)+(4+4)=16.

Nella analisi della melodia possiamo notare forti somiglianze tra le frasi: la seconda frase può essere così simile alla prima che, se chiamiamo 'a1' la prima, la seconda può essere chiamata 'a2'; con questa successione 'a1'+'a2' (4+4) si conclude il primo periodo, che di solito è delimitato dal segno di ritornello.

Nel secondo periodo, la terza frase è spesso un po' contrastante (la chiameremo perciò 'b'), mentre la quarta di solito riprende la situazione della prima o, più spesso, della seconda, perciò 'a2'.

La forma bipartita è dunque caratterizzata spesso (non sempre!) dalla successione 'a1-a2-b-a2'.

Altra cosa è la forma-Lied tripartita, nella quale riconosciamo tre periodi (ad esempio: 8+8+8=24 battute).
Ma non è il caso della nostra Sonata K 331.

Analogie con le forme letterarie

Abbiamo capito da questa breve descrizione che la musica, in particolare nello stile "classico", presenta regole e strutture formali, né più né meno di quanto accade nelle forme letterarie.

Il Tema della Sonata K 331

Torniamo ora al nostro tema K331: notiamo che le batt.1-4 sono la frase 'a1', le batt. 5-8 sono la frase 'a2' (quasi uguale alla prima, cambia solo la cadenza), ed entrambe costituiscono il primo periodo. Poi le batt. 9-12 costituiscono una situazione un po' diversa ('b', ma potremmo anche dire 'a3', notando la struttura melodica molto simile) e poi ancora le batt. 13-16 rappresentano la ripresa di 'a2'. Qui accade la sorpresa: troviamo ulteriori due battute (batt. 17-18),aggiunte in fondo alla forma.

Mozart, Sonata K 331

La libertà e la regola nell'arte della musica

La domanda a questo punto sarà: perché Mozart scrive una forma-Lied bipartita e però aggiunge due battute e ne fa 18 anziché 16? La risposta è fin troppo semplice: perché Mozart è Mozart! O meglio: perché le regole della composizione non sono mai vincoli rigidi di fronte all'obiettivo di una creatività artistica che si gioca sempre sulla dialettica tra regola e libertà.

martedì 18 ottobre 2011

Rondò "Alla Turca" di Mozart

Ecco un'altra pagina della storia della musica pianistica che ha superato i confini della fruizione colta e ha raggiunto la diffusione di un fenomeno di massa. Il Rondò "Alla Turca" è una composizione amata da tutto il vasto pubblico e, anche in questo caso, notiamo la predilezione che le riservano in particolare i bambini. Io credo che nel caso di questi successi ci sia qualche motivo che va al di là delle spiegazioni più consuete, quelle che rimandano ad analisi di ordine sociologico o delle logiche di mercato. Evidentemente ci sono casi in cui la creatività dei grandi autori incontra i meccanismi profondi della percezione delle persone, al di là del livello di competenza musicale.

Il Rondò è il terzo movimento di una Sonata in La Maggiore, K 331, che Wolfgang Amadeus scrisse nel 1778; la parte finale ("Coda") fu aggiunta alcuni anni dopo. Evidentemente il compositore intendeva ispirarsi, con fare bonario e piacevolmente divertito, alla musica militare delle bande dei Giannizzeri, che erano presenti su tutto il territorio asburgico e quindi anche in Austria. Sentiamo infatti l'imitazione dello stile militare e popolaresco, percepiamo il rullo dei tamburi e ci sembra quasi di immaginare il tintinnio del triangolo e dei sonagli.

Il pezzo viene anche comunemente indicato come "Marcia Turca" perché in effetti è una marcia, cioè un tempo binario che segue la scansione regolare dell'alternanza nel movimento ritmico delle nostre gambe.

La musica è costituita da una alternanza di idee musicali scoppiettanti, ora vagamente inquiete e maliziose, ora più brillanti, ora scatenate in un allegro virtuosismo.

L'esecutore deve essere accorto nell'uso della sua  tecnica, alla quale sono richieste prestazioni di vario tipo. Con un breve video (che segue quello di "Per Elisa") desidero fare omaggio di una mia esecuzione, nella quale evidenzio con il "primo piano" le posizioni e i movimenti più corretti per una efficace realizzazione pianistica.